Dopo indagini e veleni (leggi qui), nella Procura di Milano torna il sereno. Con una mossa del tutto inattesa e proprio mentre il caso approda a Palazzo dei Marescialli, 45 pm milanesi hanno già firmato una lettera in cui si afferma che “esclusa ogni valutazione di merito, la loro serenità non è turbata dalla permanenza del collega” Paolo Storari, “nell’esercizio delle sue funzioni presso la Procura della Repubblica di Milano”. Al contrario, si legge nel testo, “siamo turbati dalla situazione che sta emergendo da notizie incontrollate e fonti aperte e sentiamo solo il bisogno impellente di chiarezza, di decisioni rapide che poggiano sull’accertamento completo dei fatti e prendano posizione netta e celere su ipotetiche responsabilita’ dei colleghi coinvolti”. Questo uno dei passaggi principali della lettera che è stata pensata dai magistrati per rispondere alla richiesta del procuratore generale della Cassazione che ha chiesto il trasferimento per incompatibilità ambientale del pm Storari, indagato a Brescia per il casi dei verbali di Piero Amara.
A promuovere l’iniziativa è stato il magistrato Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo milanese. Nella lettera si legge che “avendo appreso da fonti giornalistiche che è stato chiesto al Csm il trasferimento d’urgenza del collega Paolo Storari, anche ‘per la serenità di tutti i magistrati del distretto’, i sottoscritti magistrati rappresentano che, esclusa ogni valutazione di merito, la loro serenità non è turbata dalla permanenza del collega, nell’esercizio delle sue funzioni, presso la Procura della Repubblica di Milano”. Il caso su Eni, in cui si inserisce anche lo scandalo di Amara e lo scontro tra Storari e il Procuratore Francesco Greco, riguarda anche la gestione di Vincenzo Armanna e le sue dichiarazioni accusatorie nel processo Nigeria che si è concluso in primo grado con l’assoluzione di tutti gli imputati.