di Alessandro Ciancio
Gira che ti rigira sempre di Berlusconi si tratta. Succede infatti che a meno di un anno dalla sua entrata in vigore, la parte penale della legge Severino (e non quella amministrativa) finisce all’esame delle sezioni unite della Cassazione per la “mancanza di nitidezza” della normativa, come ha messo in evidenza il sostituto procuratore generale della Suprema Corte Vito D’Ambrosio. Presiedute dal primo presidente Santacroce, le sezioni unite devono quindi segnare “la linea di demarcazione” tra il nuovo reato di concussione per costrizione e quello di induzione indebita, le due fattispecie nelle quali è stato in effetti ‘spacchettato’ l’originario reato di concussione. Ad avviso di D’Ambrosio, “la legge Severino ha posto più problemi di quelli che voleva risolvere” proprio per la mancanza di indicazioni chiare che ostacolano “il lavoro di chi vuole rintracciare il filo di Arianna dell’intento perseguito dal legislatore con questa riforma”.
Sdoppiamento del reato
D’Ambrosio non è stato tenero e ha aggiunto che “è fasulla l’interpretazione di chi dice che le leggi internazionali e l’Europa ci hanno chiesto di eliminare la concussione: non è proprio possibile comprendere la ragione profonda del perché si è giunti a sdoppiare il reato di concussione per combattere la corruzione. Non ce ne era alcun motivo”. Il rappresentante della procura della Cassazione ritiene inoltre dannoso “per il positivo esito delle indagini” aver previsto “norme incriminatrici” per coloro che sono “vittime” della “induzione” commessa da chi ha la qualifica di pubblico ufficiale. In pratica, i soggetti passivi delle pressioni – più o meno minacciose – non hanno motivo per denunciare da chi le hanno subite dal momento che saranno anche loro processati. Il caso finito alle sezioni unite è un processo su un comitato d’affari pugliese che è servito ai supremi giudici per fare chiarezza sui contrasti interni alla stessa Cassazione, in particolare alla Sesta Sezione Penale, sull’interpretazione da dare alla legge Severino che ha portato già a tre diversi indirizzi. D’Ambrosio ha chiesto che si configuri la concussione “tutte le volte che il pubblico ufficiale limita in maniera pesante, o comunque apprezzabile, la libertà del soggetto che vuole piegare ai suoi obiettivi, indipendentemente dalla prospettazione di un danno anche se previsto dalla legge.
I giudici decidono il no alla linea dura
Al termine di una lunga camera di Consiglio i supremi giudici hanno invece ‘allargato’ le maglie del reato di induzione indebita, che prevede pene più lievi, tempi di prescrizione più stretti e nessuna pena accessoria come l’interdizione, rispetto a quello di concussione per costrizione. Quest’ultimo, invece, secondo la Cassazione sussiste quando “si è in presenza di una condotta del pubblico ufficiale che limita radicalmente la libertà di autodeterminazione del destinatario”. La decisione potrebbe avere rilevanti ripercussioni sul processo Ruby. Berlusconi, infatti, potrebbe beneficiare, in appello, della riqualificazione del reato di concussione per costrizione in quello più lieve di induzione indebita. Questo secondo reato non prevede pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici, ed è punito con pene meno severe e, dunque, anche i termini di prescrizione sono più stretti. Berlusconi, in primo grado, nel processo Ruby è stato condannato a sette anni di reclusione per concussione per costrizione e prostituzione minorile. Sarà nell’ambito del processo d’appello deputato potrà fare la sua valutazione discrezione su un’eventuale riqualificazione del reato di concussione in quello di induzione indebita.