Per arrivare a una prima verità sul crollo del ponte Morandi servirà altro tempo. Con una mossa che era nell’aria, il gup Paola Faggioni ha rinviato l’udienza preliminare per attendere il pronunciamento della Cassazione, fissato per il 21 gennaio, quando la Suprema Corte deciderà sull’istanza di ricusazione a suo carico sollevata dalle difese dei 59 imputati.
Contrariamente a quanto speravano, però, il giudice nella sua decisione ha disposto anche lo stop alla prescrizione e quindi il rinvio di oltre un mese, visto che la prossima udienza si terrà il 28 gennaio, non avrà alcuna ripercussione sul procedimento in corso. Decisione che malgrado lo slittamento dell’udienza, è stata accolta con favore dai parenti delle 43 vittime che temevano uno scherzetto capace di mandare a gambe all’aria il processo.
“E’ stata una decisione ponderata e queste settimane non andranno a contare sulla prescrizione. Il giudice continua a mostrarsi molto preparato. Rimango un po’ deluso perché aspettavo da tempo di sentire parlare i pm, ma in fondo un mese non cambia nulla” ha rivelato all’Ansa Emmanuel Diaz, fratello di una delle vittime del crollo, uscendo dall’aula.
L’inchiesta è quella portata avanti dal procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio, in cui si contesta agli ex vertici di Aspi di aver rinviato le manutenzioni per spendere meno e agli ex vertici di Spea e ai dirigenti del ministero delle Infrastrutture di non aver controllato le concessionarie. Quel che è certo è che i timori dei familiari sono più che giustificati visto che le prime prescrizioni per i 59 imputati scatteranno già a ottobre 2023 per le accuse di omissione di atti d’ufficio.
TIMORI GIUSTIFICATI. Quelle relative ai falsi, invece, si prescriveranno a partire da giugno 2024 mentre nel 2026 inizieranno anche quelle per gli omicidi colposi per gli indagati che hanno cessato la propria carica prima del 2005, quando c’era ancora la legge Cirielli. L’ultima tornata di prescrizioni è prevista, invece, tra il 2031 e il 2036 in merito ai reati di attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione dolosa dei dispositivi di sicurezza sui luoghi di lavoro, e per gli omicidi colposi di cui sono accusati gli indagati che erano in carica al momento della tragedia o che avevano cessato la propria carica tra il 2005 e il 2016.
PERDIAMO TEMPO. A rendere necessario lo stop è stata l’istanza presentata dai difensori di otto imputati tra cui l’ex amministratore delegato di Autostrade, Giovanni Castellucci. Sostanzialmente i loro legali avevano ricusato il gup Faggioni perché, secondo loro, sarebbe stato violato il principio di imparzialità del giudice visto che aveva già espresso un giudizio sul crollo del Morandi in un procedimento connesso, quello sulle barriere antirumore pericolose, che vede indagate le stesse otto persone, procedimento in cui aveva chiesto misure restrittive.
L’istanza è così stata valutata dalla corte di appello che, però, l’aveva respinta. A parer loro, infatti, le considerazioni contenute nell’ordinanza firmata dal gup Faggioni nel procedimento correlato erano state “generiche” e per questo il giudice doveva restare al proprio posto. Un verdetto a cui non si sono arresi gli avvocati degli imputati che, decisi a far valere le loro ragioni, l’avevano impugnato con un ricorso in Cassazione che, a questo punto, diventa decisivo per le sorti del procedimento visto che potrebbe restare tutto com’è oppure i giudici ermellini potrebbero indicare la necessità di cambiare il gup, col rischio di far ripartire il processo da capo.