Processo Open Arms, le vittime chiedono a Salvini un risarcimento da un milione di euro

Mentre i leghisti manifestano per Salvini, in aula al processo Open Arms, Musa, allora 15enne racconta il suo inferno in Libia e sulla nave.

Processo Open Arms, le vittime chiedono a Salvini un risarcimento da un milione di euro

“È stato difficile, sono stato 17 giorni sulla Open Arms, avevo paura e avevo paura del mare. Ripenso ancora a mio zio morto proprio in mare mentre voleva raggiungere le coste italiane. Non è facile per me ricordare. Cercavo di dormire sulla Open Arms per non pensare, ma era molto difficile”. È una parte della deposizione che il 20enne gambiano Musa – uno dei 146 naufraghi presenti sulla Open Arms – ha fatto ieri in aula al processo di Palermo che vede imputato il ministro Matteo Salvini di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.

Musa, l’unico migrante che ha seguito tutto il processo

Nessuno degli altri 146 naufraghi ha mai partecipato alle udienze. Musa, allora 15enne, invece sì. E ha raccontato la sua tragedia. Iniziata tre anni prima della vicenda Open Arms, quando 12enne arrivò in un campo di prigionia in Libia, dove veniva picchiato e torturato.

“Musa è stato ripetutamente colpito con bastoni di ferro e legno alle piante dei piedi, aveva subito torture e pestaggi, gli avevano applicato elettrodi e subito torture con scariche elettriche”, ha ricostruito il suo legale, Serena Romano. Una volta soccorso dalla nave della Ong, Musa ha trascorso 17 giorni a bordo della Open Arms prima di poter sbarcare per decisione del Tribunale dei minori. Diciassette giorni d’inferno, senza possibilità di avere un supporto psicologico, senza poter provvedere a cure mediche o all’igiene personale.

Oltre un milione di euro le richieste delle parti civili nel processo Open Arms

“Musa doveva essere aiutato il 2 agosto, curato e sbarcato subito. E invece – ha aggiunto l’avvocato – è rimasto a bordo per tutto quel tempo, procurando sofferenze fisiche ed emotive cagionate dalle condotte dell’imputato”.  Per quella ennesima tortura, secondo i pm, Musa – parte civile al processo – ha chiesto 50mila euro di risarcimento. Sommando la responsabilità civile, oltre a quella penale, supera il milione di euro la richiesta di risarcimento danni complessiva avanzata dagli avvocati delle parti civili ieri. Somme che andrebbero sia ai singoli naufraghi, sia ad associazioni e Ong.

Open Arms, la solidarietà dei magistrati europei con i colleghi di Palermo minacciati

E mentre in aula si dibatte, fuori dall’aula infuriano le polemiche. Soprattutto per le minacce ricevute dai magistrati che stanno sostenendo il processo, l’aggiunto Marzia Sabella e i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi. “Profonda preoccupazione per gli attuali attacchi alla magistratura italiana lanciati attraverso una campagna mediatica e dichiarazioni pubbliche da parte dei massimi livelli di governo e istituzioni, accusando i magistrati di perseguire indagini e procedimenti penali politicamente condizionati” è stata espressa ieri dall’Associazione dei Magistrati europei per la democrazia e la libertà (Medel).

“Un’altra preoccupante soglia di interferenze e attacchi alla magistratura – prosegue la nota di Medel – è stata superata con le recenti dichiarazioni sui procuratori impegnati in un processo che vede come imputato un Ministro della Repubblica. Senza alcuna considerazione delle argomentazioni legali sollevate dai procuratori e del pieno rispetto delle procedure previste dall’ordinamento giudiziario in caso di procedimenti penali contro i ministri, tali dichiarazioni hanno riproposto all’opinione pubblica il copione di una magistratura che svolge un ruolo di attiva opposizione al governo e alle sue politiche migratorie, e agisce in violazione del principio di separazione dei poteri”.

Gli inutili appelli della Bongiorno

E sì che poco prima dell’inizio dell’udienza, un invito ad abbassare i toni era stato lanciato dall’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno: “Nessun tipo di iniziativa, non so in che termini sarà, è diretta ad avvelenare il clima. Sono la prima a dire che non si devono alzare i toni, dobbiamo ancorarci agli atti processuali perché quelli ci danno ragione”.

La “gazebata” della Lega

Un invito non pervenuto, evidentemente, al deputato della Lega Fabrizio Cecchetti, il quale sempre ieri ha lanciato i banchetti a sostegno di Salvini in Lombardia. “Nei prossimi due fine settimana la Lega sarà nelle piazze delle Lombardia per due ‘gazebate’ consecutive, con centinaia tra banchetti e gazebo, per permettere ai cittadini di firmare a sostegno dell’azione politica del nostro movimento e del nostro segretario e ribadire che la difesa dei nostri confini nazionali non è un reato”, ha detto.

“Questo doppio week end di ‘gazebata’ sarà prodromico al grande appuntamento di domenica 6 ottobre sul prato di Pontida, dove saremo tantissimi per dare il nostro sostegno a Matteo Salvini. Ci prepariamo ad un’altra grande mobilitazione sul territorio lombardo, perché la Lega c’è sempre, anche lontano dal voto e non solo in campagna elettorale”, ha concluso.