E’ stato arrestato Francesco Amato, il 55enne che da questa mattina teneva in ostaggio quattro persone in un ufficio postale di Pieve Modolena, in provincia di Reggio Emilia. L’uomo, condannato a 19 anni la scorsa settimana al maxi-processo Aemilia contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Nord Italia, è stato bloccato e portato fuori dopo un’irruzione dei carabinieri del Gis. Poco prima aveva rilasciato due dei quattro ostaggi, tutte donne, ancora presenti all’interno dell’ufficio. Inizialmente gli ostaggi erano cinque, ma una cassiera di 54 anni era stata rilasciata intorno alle 12.
L’uomo era armato di coltello da cucina e dopo aver fatto uscire tutti i clienti aveva preso in ostaggio i cinque dipendenti rimasti nella filiale. Nei suoi confronti, dopo la condanna inflittagli il 31 ottobre scorso al termine del processo Aemilia, pendeva un ordine di carcerazione a cui si era sottratto. Entrando nell’ufficio Amato aveva gridato “vi ammazzo tutti. Sono quello condannato a 19 anni in Aemilia” e aveva chiesto, con insistenza, di poter parlare con il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Amato, originario di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, fu arrestato nel gennaio del 2015 e da allora si è sempre professato innocente. Secondo quanto è emerso dall’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna e sfociata nel processo Aemilia, è uno degli organizzatori dell’associazione ‘ndranghetista che operava nel Nord. In particolare, insieme al fratello Alfredo, era “costantemente in contatto con gli altri associati (e della famiglia Grande Aracri) in particolare per la commissione su richiesta di delitto di danneggiamento o minaccia a fini estorsivi, commettendo una serie di reati”.