Il governo ha fretta di disfarsi della partecipazione nel Monte dei Paschi di Siena, come d’altra parte ci chiede l’Europa dopo aver autorizzato il salvataggio dell’istituto solo per il tempo necessario a rimetterlo sul mercato.
Monte dei Paschi di Siena, il mantenimento del controllo della Banca senza limiti di tempo è uno scenario non ipotizzabile
Il mantenimento del controllo della Banca Monte dei Paschi di Siena da parte dello Stato “senza limiti di tempo è uno scenario non ipotizzabile” alla luce della normativa europea, ha detto ieri il ministro dell’Economia Daniele Franco in audizione di fronte alle commissioni Finanze di Camera e Senato, che però vede ancora tempi difficili per Rocca Salimbeni.
“È ragionevole attendersi che solo dopo l’aumento” di capitale (altri 2,5 miliardi pubblici) e le “iniziative di miglioramento dell’efficienza si creeranno condizioni più favorevoli per privatizzare” il Monte dei Paschi di Siena, precisando che è in corso un’ulteriore revisione del piano industriale e che “la dismissione” di Mps da parte del Tesoro “deve assicurare un futuro importante nel sistema bancario italiano ed europeo”.
Il Mef ha dunque una sua strategia, come era emerso chiaramente dopo il siluramento dell’Ad Guido Bastianini (leggi l’articolo) per far posto a Luigi Lovaglio. Bastianini, che ha pagato il prezzo di essere stato nominato quando a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte, ha migliorato sensibilmente i conti della banca, ma con l’arrivo di Mario Draghi al governo il risanamento pare interessare meno della vendita, che però al momento, per l’attuale delicatezza del comparto finanziario, può essere solo una svendita, come sarebbe stata la cessione (con dote pubblica) all’Unicredit.
Franco, sempre ieri in audizione, ha assicurato che il Mef “si farà promotore di soluzioni che in primo luogo mirino a salvaguardare i livelli occupazionali”. Ma al contempo ha anticipato che anche con il taglio costi quest’anno la banca chiuderà in perdita. A Siena sono tempi difficili, insomma.