Primo sì alla separazione delle carriere dei magistrati

Si realizza il sogno berlusconiano con il via libera in commissione Affari costituzionali alla separazione delle carriere dei magistrati.

Primo sì alla separazione delle carriere dei magistrati

Esulta Forza Italia. La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha concluso l’esame degli emendamenti presentati al disegno di legge costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati e dato il mandato al relatore a riferire in aula.

Il provvedimento, che contiene anche le norme per l’istituzione della Corte disciplinare per le toghe e per il doppio Csm, è atteso nell’Aula di Montecitorio il 9 dicembre. Le votazioni dovrebbero cominciare da gennaio.

“Questa – ha spiegato il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto (FI) – è una riforma che parte da lontano, ma in questa fase ha trovato in questo governo la possibilità di avere una particolare, accurata e competente riflessione. Aggiungo che FI è particolarmente soddisfatta. Il nostro segretario nazionale Antonio Tajani ci ha dato il mandato di portare a termine questa riforma che, storicamente e culturalmente, appartiene alla nostra tradizione. Quindi, governo compatto, ma un po’ di soddisfazione per quanto riguarda i nostri valori non ce la si può negare”.

Separazione delle carriere, Forza Italia esulta ma protesta il M5S

Se Forza Italia esulta perché si realizza il sogno berlusconiano, le opposizioni protestano a partire dal M5S. “Era tutto già scritto ed è un piano devastante ben congegnato. La separazione delle carriere dei magistrati risponde al disegno di vecchia data del centrodestra di indebolire la magistratura e togliere autonomia e indipendenza ai pubblici ministeri. Nordio non faceva mistero di questo obiettivo già prima di diventare ministro. Il suo ideale è il sistema inglese nel quale la polizia non è diretta dai pubblici ministeri”, affermano i rappresentanti del M5S nelle commissioni Giustizia della Camera e del Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero De Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato.

“Il governo Meloni getta così la maschera e srotola il suo piano completo per mettere la giustizia sotto il tallone della politica. Governo e maggioranza porteranno i Pm lontano dalla cultura della giurisdizione e toglieranno loro il coordinamento delle indagini e la direzione della Polizia giudiziaria, che quindi risponderà alle direttive dei ministeri di riferimento: Interno, Difesa e Economia e Finanze. Come già successo più volte in Italia, verranno trasferiti o retrocessi da un giorno all’altro i dirigenti di polizia sgraditi agli occhi del potere di turno. Il piano del governo è questo, non lo nega nemmeno più e il progetto cammina sulle gambe della contro-riforma costituzionale per la separazione delle carriere dei magistrati”, concludono i pentastellati.