La fumata bianca arriva alle 19 in punto, quando le agenzie battono la nota di Luigi Di Maio e Matteo Salvini: “Ci sono tutte le condizioni per un Governo politico M5s-Lega”. È fatta. Sciolto il nodo-Savona, dirottato dall’Economia agli Affari europei, dopo settimane di gestazione e lo scontro istituzionale senza precedenti di domenica scorsa il Governo del cambiamento può spiegare le ali. Carlo Cottarelli esce di scena e Giuseppe Conte, arrivato a Roma nel pomeriggio dopo aver regolarmente tenuto una lezione di diritto privato all’Università di Firenze durante la mattinata, sale al Colle alle 21. Lascia lo Studio alla Vetrata circa tre quarti d’ora dopo, anticipato dal segretario generale della presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, che annuncia che il nuovo Esecutivo giurerà oggi alle 16. “Ben ritrovati”, esordisce davanti ai giornalisti il premier prima di leggere la lista dei ministri.
Diciotto in tutto: dieci in quota Cinque Stelle, contando il doppio ruolo di Di Maio, sette del Carroccio più Enzo Moavero Milanesi, già ministro per gli Affari europei dei Governi di Mario Monti ed Enrico Letta, che occuperà la casella degli Esteri. Il capo politico del M5s e Salvini saranno i vice di Conte, oltreché titolari di Lavoro, Sviluppo economico e Politiche sociali (il primo) e dell’Interno (il secondo).
A via XX Settembre, dopo le serrate trattative per spostare Savona, andrà, in quota Lega, Giovanni Tria, attuale preside della facoltà di Economia di Tor Vergata, il cui profilo si rivela conciliante rispetto a uno dei nodi che maggiormente sono stati fonte di preoccupazione del Capo dello Stato, ovverosia il rapporto tra l’Italia e l’Euro. I pentastellati portano a casa – fra gli altri – Giustizia, Salute e Infrastrutture, quest’ultimo uno dei ministeri più ambiti. Al posto dell’uscente Orlando andrà Alfonso Bonafede, avvocato e deputato alla seconda legislatura, fedelissimo di Di Maio. Le altre due poltrone sono state assegnate agli attuali capigruppo stellati di Camera e Senato, Giulia Grillo e Danilo Toninelli. Nelle mani del Movimento finiscono anche Ambiente (il generale Sergio Costa), Sud (Barbara Lezzi), Beni culturali (Alberto Bonisoli), Rapporti con il Parlamento (Riccardo Fraccaro) e, dulcis in fundo, Difesa (Elisabetta Trenta, ex political advisor della Farnesina).
Salvini ‘piazza’ invece entrambi i suoi vicesegretari. Come previsto, Giancarlo Giorgetti sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio mentre Lorenzo Fontana ministro ai Disabili e alla Famiglia. Il capogruppo leghista al Senato, Gian Marco Centinaio, guiderà il dicastero dell’Agricoltura (strategico per la Lega), Erika Stefani quello degli Affari Regionali, Marco Bussetti quello dell’Istruzione e, ultima ma non meno importante, Giulia Bongiorno prenderà il posto della Madia alla Pubblica amministrazione. Quanto alla fiducia delle Camere, il Governo dovrebbe avere la sua ‘culla’ in Senato all’inizio della prossima settimana. Alla fine, della maggioranza non farà parte FdI, che durante la giornata di ieri sembrava in predicato di andare a rafforzare l’Esecutivo giallo-verde. Ma i mal di pancia degli attivisti grillini sul web hanno spinto Di Maio a mettere il veto sul partito di Giorgia Meloni, che si asterrà al momento del voto di fiducia.
Finisce così l’88esimo giorno di crisi, da oggi inizia ufficialmente il nuovo corso. Quello del Governo del cambiamento.