Sofferto, difficile, ancora pieno di nodi da sciogliere, ma un primo accordo sull’Ilva è stato raggiunto. Trascorso un mese e mezzo dall’annuncio di ArcelorMittal di voler andare via da Taranto ignorando il contratto che aveva firmato, con il Governo che ha deciso di far investire in Puglia anche lo Stato, il futuro appare ora meno fosco. Al termine di un’ultima notte di trattative febbrili, ieri in tribunale a Milano l’amministratore delegato di ArcelorMittal, Lucia Morselli, e i tre commissari dell’ex Ilva, Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo, hanno così firmato un “heads agreement” su cui poter avviare la negoziazione da chiudere entro il prossimo 31 gennaio e che ha lo scopo di realizzare un nuovo piano industriale volto al rilancio del polo siderurgico.
LA SVOLTA. Ieri era fissata l’udienza, davanti al giudice Claudio Maragoni, per il ricorso cautelare e d’urgenza presentato dai commissari al fine di bloccare la fuga della multinazionale. Il pre-accordo ha fatto rinviare qualsiasi eventuale decisione a febbraio. Prima di procedere con la causa, gli stessi commissari hanno infatti lavorato a una nuova intesa, che prevede la ristrutturazione del vecchio contratto tra il colosso indiano e l’amministrazione straordinaria, la creazione di una newco e tecnologia verde. “Siamo abbastanza soddisfatti, abbastanza perché questo è solo un pre-accordo, ora c’è un percorso da fare, ma ci sono elementi per poter lavorare”, ha dichiarato Claudio Sforza, direttore generale dell’Ilva in amministrazione straordinaria. “Abbiamo lavorato tutta la notte per un accordo nell’interesse del Paese, dei creditori e dei lavoratori”, ha aggiunto Danovi. Morselli in aula ha poi ribadito “gli impegni assunti nella scorsa udienza”, ma con riserva, visto che è ancora aperta la partita dell’Altoforno 2, per cui il giudice di Taranto ha negato la proroga all’utilizzo e che se non verrà riacceso dal Tribunale del Riesame potrebbe comportare un calo notevole della produzione di acciaio.
LE NOVITA’. Il Governo ha lanciato un “nuovo green deal” per salvare Taranto, impegnandosi a mantenere i livelli occupazionali, una produzione di 8 milioni di tonnellate all’anno di acciaio entro il 2023, e a istituire una newco composta da soci pubblici e privati, che punterà ad investire in impianti a tecnologia verde abbandonando il carbone. Una base da cui poter ripartire, utile per cercare di evitare il braccio di ferro in tribunale, mentre comunque va avanti sul fronte penale l’inchiesta aperta dalla Procura di Milano, anche se lascia fortemente critici i sindacati.
LE REAZIONI. Per il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, quello di ieri è il “primo passo avanti per la soluzione di una vicenda che riguarda oltre 10.000 lavoratori”. Sull’ex Ilva, gli ha fatto eco il ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli, “si è raggiunto “un preaccordo che punta a superare il paradigma di una produzione siderurgica che non è compatibile con l’ambiente”. Il Governo sta inoltre mettendo a punto un decreto ad hoc per Taranto. Qualcosa si muove.