di Oscar Valori
Il lavoro ma senza paga. È forse la fine della “pace” tra sindacati ed Expo, quantomeno sul tema dei diritti dei lavoratori. Ad accendere la miccia della polemica il caso degli operai Edilglobal. A raccontare la vicenda è Antonio Faccini Lareno, responsabile per Cgil Milano del progetto Expo. “Osserviamo una distanza tra la regolarità delle certificazioni e la realtà dei cantieri”, esordisce Lareno, secondo cui “questo stato di cose chiama in causa tutti gli Enti che dovrebbero far rispettare le leggi e i protocolli di regolarità in essere e soprattutto i committenti, in questo caso Euro Milano/Cascina Merlata, che non possono più trincerarsi dietro l’apparente regolarità delle certificazioni”.
Lo stipendio può attendere
La “bomba” è scoppia due giorni fa, quando i lavoratori dell’impresa (un subappalto della Farina di Desio incaricata di una parte delle opere di scavo delle fondamenta delle torri che ospiteranno il personale dei paesi espositori) si vedono costretti a salire sulle gru per protesta. La motivazione? “Nonostante il loro lavoro fosse terminato da tempo – spiega ancora la Cgil – l’ azienda rimandava costantemente la corresponsione delle retribuzioni. Così all’alba sono rientrati in cantiere bloccandolo di fatto a seguito dell’occupazione di parte delle gru”. Ad intervenire per riportare la calma e gli operai giù dalle gru è la stessa Euro Milano Spa, che si è vista costretta a pagare di propria tasca un congruo anticipo sulle spettanze rivendicate dai lavoratori. Non prima, naturalmente, della fortissima protesta dei rappresentanti della sigla sindacale. “Lustrini e cotillons delle sponsorizzazioni Expo, come quella della Fiat, non devono poter coesistere con la violazione dei più elementari diritti del lavoro”, spiega ancora Lareno.
Il mega-progetto edilizio
Cascina Merlata nasce da un’idea di Euromilano Spa, compagine che ne detiene il 60% delle quote e all’interno della quale troviamo in qualità di soci Intesa San Paolo e Unipol, Lega cooperativa e Canova 2007 Spa (finanziaria quest’ultima legata a Marco Brunelli, patron del gruppo della grande distribuzione Iper). Un progetto edilizio faraonico, che metterà a disposizione 323.000 metri quadrati per far posto a circa 4.000 appartamenti (tra locazione e vendita). Appare fondamentale, dunque, la questione dei diritti elementari delle maestranze che vi lavorano. Questione all’interno della quale si inseriscono le norme della “Spending Review” e del decreto ministeriale del marzo 2013, che ha introdotto una sorta di “Durc” a compensazione. Un documento fondamentale, che subordinava l’accesso alle opere pubbliche al rispetto assoluto del pagamento degli oneri previdenziali e contributivi. La novità? Potrà ora essere rilasciato anche a fronte di una semplice certificazione, da parte dell’impresa, di uno o più crediti nei confronti della pubblica amministrazione. Imprese che non pagano contributi e altre che si dimenticano degli stipendi? Stando al caso del cantiere di Rho-Pero non sembrerebbe pura fantascienza. “In una delle principali opere i lavoratori di due sub-appalti – conclude Lareno – circa 80, vantano crediti verso il datore per 582mila euro”.
Accordi traditi
Sembrano lontani i tempi delle strette di mano con i sindacati, come quando nel luglio scorso Expo annunciava “maggiore flessibilità nel lavoro e un modello che potrebbe essere replicato in ambito nazionale per i grandi eventi. Expo 2015 ha sottoscritto con i confederali e i rappresentanti di categoria del commercio il protocollo che disciplina le modalità di assunzione e di impiego del personale durante i sei mesi dell’Esposizione Universale e nel periodo di preparazione immediatamente precedente. Focus del protocollo è l’individuazione di un accordo sulle forme di flessibilità applicabili in riferimento all’Apprendistato, al contratto a tempo determinato e allo Stage”. Ben altro, a quanto pare, da ciò che accadrebbe all’ombra dei subappalti, lontani dai lustrini e dalle strette di mano.