Prima la pandemia, ora la guerra. Vittoria Casa, presidente M5S della commissione Cultura della Camera, quale l’impatto sul disagio giovanile di questi eventi traumatici?
“Drammatico e preoccupante. Esistono dati certi su diffusi disturbi legati all’ansia, al sonno, all’insicurezza, al comportamento: ne soffrono due minori su tre. C’è poi un grande gap educativo e formativo da recuperare. Due anni scolastici con la didattica in presenza a singhiozzo hanno lasciato il segno”.
Cosa si sta facendo per l’inserimento dei minori ucraini nelle nostre scuole?
“Le scuole hanno già accolto più di 10.000 alunni ucraini. Si contano tra le 2.000 e le 3.000 presenze in più ogni settimana, ne sono attese fino a 25.000. Rispetto al milione di euro iniziale, occorrono ulteriori stanziamenti e personale per la mediazione linguistica: su questo il Governo ha accolto un ordine del giorno a mia prima firma volto a creare un apposito fondo e a incrementarlo in maniera consistente rispetto all’ammontare oggi disponibile, indicazione che la prossima settimana rafforzeremo con una risoluzione in commissione Cultura. In accordo con il ministero dell’Istruzione ucraino, abbiamo inoltre attivato la Dad in lingua nel pomeriggio”.
E per la cultura?
“La situazione è drammatica. In Ucraina si sta cercando di difendere con i sacchi di sabbia tutto ciò che potrebbe andare distrutto. Le bombe hanno già danneggiato più di 50 siti legati alla cultura. L’Italia farà la sua parte. Parteciperemo alla ricostruzione del Teatro di Mariupol e venti fondazioni culturali italiane, con una dotazione di 100.000 euro l’una, accoglieranno artisti ucraini. Ci impegneremo attraverso i caschi blu della cultura e per sostenere l’anno europeo della cultura ucraina. Odessa è gemellata con Genova, Kharkiv è in relazione con Pesaro: lavoreremo a questi legami e ne costruiremo altri”.
L’Associazione nazionale dei pedagogisti italiani (Anpe) chiede l’istituzione di un Ordine delle professioni pedagogiche ed educative. Che ne pensa?
“Penso che sarebbe sicuramente un importante passo in avanti. Con la nuova legge sulle lauree abilitanti – approvata alla Camera lo scorso anno – ci stiamo muovendo, d’accordo con gli ordini professionali, per sburocratizzare l’accesso alle professioni. Mai come in questo momento i pedagogisti sarebbero fondamentali”.
Quale può essere il contributo della figura del pedagogista oggi?
“Potrebbe avere un grande impatto sul potenziale umano dei nostri giovani. Ogni scuola dovrebbe avere un pedagogista in grado di individuare le criticità e intervenire preventivamente. Il 13% degli italiani tra i 18 e i 24 anni ha solo la licenza media. In Sicilia tocchiamo il 20%. È il doppio rispetto alla media europea: abbandono scolastico e povertà educativa ipotecano il nostro futuro”.
Ius scholae. La società è pronta? Cosa ne pensa delle resistenze delle destre?
“Considerando che lo Ius scholae riguarderebbe tra gli 800.000 e il milione di alunni – circa uno su dieci – direi che la società è più che pronta. Non è invece pronta (l’ultima legge sulla cittadinanza è di 30 anni fa) una certa politica. In prima commissione, sul testo unificato, c’è stata una convergenza importante. Se vogliamo fare qualcosa di concreto, non dobbiamo trasformare questo provvedimento in una bandierina politica. Le destre resisteranno oltre il buonsenso perché siamo in periodo pre-elettorale”.
C’è la questione del rientro dei circa 4.000 docenti non vaccinati e che, per legge, non possono stare a contatto con i soggetti fragili. Come risolviamo il problema?
“Certamente non lo risolviamo – come sta avvenendo – reintegrandoli senza mansioni chiare e pagando i docenti supplenti con le risorse del fondo per la valorizzazione del personale docente. In Manovra abbiamo lavorato per investire sugli insegnanti che si impegnano e che portano avanti progetti didattici innovativi. Il fondo va mantenuto integro. Su questo tema sto presentando appositi emendamenti al Decreto riaperture”.