È ancora il referendum antiproporzionale della Lega a bloccare l’Abruzzo, con una maggioranza incerta che costringe il presidente Marco Marsilio a serrare la porta dell’Emiciclo e ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare poi l’assenza della Regione a Roma, in Commissione parlamentare, per un confronto sull’attuazione del Decreto sisma. Prima dunque gli interessi del Carroccio, che del referendum ha fatto l’ennesimo spot da campagna elettorale, e poi quelli dei terremotati abruzzesi. Con i sovranisti va così.
Se anche solo fosse mancato un voto al centrodestra, l’altro giorno rischiava di saltare l’integrazione di carattere formale del quesito referendario del Carroccio, chiesta dalla corte di Cassazione entro l’8 novembre alle Regioni proponenti, dunque anche all’Abruzzo che, già fanalino di coda sulla proposta della Lega, per evitare un’altra figuraccia con il leader Matteo Salvini ha trascurato le audizioni al tavolo parlamentare, di fondamentale importanza per la regione ancora alle prese con le ricostruzioni post sisma 2009 e 2016.
“La maggioranza di centrodestra non è stata in grado di trovare almeno un rappresentante che andasse a portare le istanze dell’Abruzzo all’audizione in commissione parlamentare per l’attuazione del Decreto sisma”, ha commentato amareggiato il consigliere regionale M5s Giorgio Fedele. E il presidente Marco Marsilio in aula ha replicato che ogni consigliere regionale ha i suoi diritti “e se vuole partecipare al consiglio non è giusto non farlo partecipare”. A Roma sarebbe dovuto andare il presidente della seconda commissione regionale territorio, ambiente e infrastrutture, Manuele Marcovecchio, in rappresentanza del consiglio regionale.
“Lazio e Marche erano presenti, anzi per le Marche il presidente della relativa commissione ha delegato un altro consigliere regionale, ma per l’Abruzzo non è stato fatto – aggiunge il pentastellato. Nella risposta Marsilio è riuscito a dare del quisque de populo a un consigliere regionale delle Marche, dicendo che non è che potevamo delegare un quisque de populo. Sul presupposto dunque che il consiglio regionale non ha dignità e di conseguenza non doveva rispondere all’invito a partecipare ai lavori della commissione”. Così è saltato il confronto con l’Abruzzo per il provvedimento voluto dal Governo per le aree del Centro Italia colpite dal sisma. “È un’occasione persa per rappresentare le difficoltà e le specificità del territorio soprattutto in tema di sisma”, precisa Fedele.
Per l’approvazione del quesito referendario, già carente di partenza come aveva anticipato la Capogruppo in consiglio regionale Sara Marcozzi, la maggioranza in Abruzzo ha sacrificato più di qualcosa. “Praticamente bastava che se ne andava uno e non passava il referendum – spiega Fedele – non hanno saputo argomentare meglio l’assenza a Roma. Per loro era prioritaria la certezza dell’approvazione dell’aggiornamento del quesito referendario piuttosto che andare a rappresentare l’Abruzzo”. Per i capricci della Lega i voti sono stati sicuri, mentre i territori colpiti da eventi sismici in attesa del completamento delle ricostruzioni restano al palo.