Esplosa la pandemia, le principali vittime sono stati gli anziani. Nessuno è stato in grado di proteggerli realmente e soprattutto nelle strutture a loro dedicate sono stati decimati dal Covid. Il virus è entrato nelle Rsa, in troppi hanno fatto affari ospitando in quegli spazi anche i contagiati dimessi dagli ospedali e soprattutto al Nord è sparita un’intera generazione. Le inchieste sono in corso e tanti i mea culpa. Ma non abbastanza visto quello che hanno appena scoperto i carabinieri del Nas. A Ferragosto, come di consueto, gli investigatori hanno passato al setaccio i centri in cui sono ospitati i nonni italiani ed è risultata irregolare una struttura ogni cinque.
LE VERIFICHE. Il monitoraggio delle strutture per anziani è stato messo a punto dal Comando carabinieri per la tutela della salute, d’intesa con il Ministero della salute retto dal ministro Roberto Speranza, in concomitanza con il periodo di maggiore intensità vacanziera della stagione estiva, quando si registra un aumento della presenza di nonni nei centri di ricovero, con il potenziale rischio di una diminuzione del livello di erogazione dei servizi e situazioni di abbandono. Gli investigatori hanno quindi effettuato verifiche anche sull’applicazione delle misure di prevenzione e contenimento alla diffusione epidemica e sull’adozione dei dispositivi di protezione da parte degli operatori, al fine di tutelare la salute degli anziani e disabili, particolarmente esposti a potenziali gravi pericoli in caso di contagio da Covid-19, come soprattutto in Lombardia è tristemente noto.
Dal 14 al 16 agosto, l’azione di vigilanza e controllo è stata rivolta a tutte le tipologie di centri dedicati all’assistenza ed ospitalità degli anziani e delle fasce deboli della popolazione: residenze assistenziali assistite, strutture ad orientamento sanitario-riabilitativo, case di riposo, comunità alloggio e case famiglia. In totale i carabinieri del Nas hanno ispezionato 265 strutture e centri dedicati all’accoglienza e all’assistenza, individuandone 51 con irregolarità, il 19%.
LA PIAGA. Gli investigatori hanno riscontrato situazioni penalmente rilevanti, che hanno portato alla denuncia di 14 addetti del settore, in particolare gestori delle strutture e operatori, accertando episodi di mancata assistenza e abbandono di anziani, soprattutto di quelli non autosufficienti. Ulteriori illeciti hanno poi riguardato l’esercizio abusivo della professione sanitaria, l’uso di falsi titoli professionali di infermiere ed operatore socio-assistenziale, la presenza di personale privo di adeguata preparazione professionale. E diverse sono state le contestazioni relative a violazioni amministrative per inadeguatezze strutturali, gestionali ed autorizzative, come la presenza di un numero superiore di anziani rispetto al limite previsto e l’uso di spazi e stanze inferiori a quelle minime previste.
Sono state inoltre riscontrate violazioni concernenti il rispetto della normativa di sicurezza dei luoghi di lavoro e in materia di autocontrollo e di igiene alimentare. Con il risultato che 41 gestori e responsabili delle strutture sono stati segnalati all’autorità amministrativa e contravvenzionati con sanzioni pecuniarie per un totale di oltre 68mila euro. Solo un campione. Un piccolo campione delle strutture per anziani presenti in Italia. Ma tristemente significativo. Riscontrando persino cucine invase da topi. Il dramma del Covid poteva portare a un po’ di rispetto in più verso i nostri anziani, ma finito il lockdown non c’è stato neppure quello.