La maratona del Consiglio europeo, nella seconda e ultima giornata di lavori a Bruxelles, si chiude con un nulla di fatto per l’Italia di Mario Draghi. Piatto forte servito al tavolo dei leader Ue è l’energia. Ma l’Europa è costretta, dopo che i lavori del Consiglio si prolungano oltre quanto era stato inizialmente previsto proprio per il braccio di ferro tra i paesi del Nord e quelli del Sud, a prendere atto che manca l’intesa per fissare un tetto al prezzo del gas e procedere alla riforma del mercato dell’energia, e cioè al disaccoppiamento tra il costo del gas e quello dell’energia elettrica.
Salta il tetto massimo al prezzo del gas
Il price cap che tanto volevano i paesi del Mediterraneo, Italia e Spagna in testa, non arriva. Ma per Draghi c’è uno smacco ulteriore. Il premier spagnolo Pedro Sanchez si è battuto come un leone per ottenere – e ci è riuscito – per la penisola iberica un trattamento speciale rispetto all’andamento dei prezzi nel mercato energetico. Madrid e Lisbona potranno “adottare misure eccezionali limitate nel tempo per ridurre i prezzi dell’elettricità per i consumatori e le imprese”, ha precisato il premier spagnolo.
Draghi invece, diversamente da quanto riuscì al suo predecessore Giuseppe Conte nella partita sul Recovery fund quando strappò per il nostro Paese la fetta più ricca dei fondi europei, non riesce a vincere le resistenze dei falchi. Germania e Olanda hanno sostenuto – e l’hanno spuntata – che i rischi legati a interventi troppo ‘pesanti’ sul mercato, come appunto secondo loro sarebbe il price cap, presentano rischi superiori ai possibili vantaggi.
Draghi torna a mani vuote dal Consiglio europeo
“La Germania e altri Paesi sono scettici quando si tratta di interventi sul mercato” dell’energia “perché si mettono a rischio le forniture e non c’è un effetto sostenibile sui prezzi”, spiega il cancelliere tedesco Olaf Scholz. L’ex numero uno della Bce punta il dito contro la Norvegia. “Le società del nord sono quelle che forniscono il gas norvegese. I profitti del governo della Norvegia sono stati 150 miliardi di dollari in questi ultimi mesi, per un Paese di 5 milioni abitanti: questo dimostra l’entità straordinaria dei profitti e spiega la loro resistenza a un tetto del prezzo del gas che certamente finirebbe per diminuire ma tutt’altro che annullare i loro profitti. Noi abbiamo sempre in mente che il price cap si applica al fornitore russo, ma in realtà i fornitori di gas del nord sono norvegesi in gran parte”, spiega Draghi in conferenza stampa al termine del Consiglio.
Alla fine della fiera resta così in sospeso il tema del tetto al prezzo del gas e quello della riforma del mercato dell’energia elettrica. Il Consiglio Ue dà mandato alla Commissione di studiare tutte le opzioni già sul tavolo e di arrivare a nuove proposte a maggio prossimo. A indicarlo è la stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Passa invece la linea degli acquisti collettivi volontari così come c’è accordo sulla strategia per procedere alla ricostituzione delle scorte di gas.
Nel quadro delle azioni messe in campo per uscire dalla dipendenza dalle forniture dalla Russia rientra anche l’accordo annunciato dalla presidente della Commissione Ue e dal presidente Usa Joe Biden per l’importazione dagli Stati Uniti di 15 miliardi di metri cubi di Gnl nel 2022. Un quantitativo che consentirà di sostituire le forniture russe di Gnl e destinato a salire a 50 miliardi di metri cubi entro il 2030, che equivale a un terzo degli attuali flussi di gas dalla Russia.
Usa e Ue inoltre s’impegnano a ridurre il fabbisogno stesso di gas, promuovendo “le rinnovabili” e facendo progredire “la produzione e l’uso di idrogeno pulito”. “Stiamo lavorando insieme per forgiare un futuro pacifico, prospero e sostenibile: so che avremo successo”, dichiara von der Leyen. Cosa farà dunque ora Draghi per contenere gli effetti dell’aumento del prezzo dell’energia dopo il taglietto sulle accise da 25 centesimi? Prende tempo.
“Per quanto riguarda altri provvedimenti ora faremo il Def, vedremo, vedremo”, risponde interrogato al riguardo. Manifesta ottimismo sui flussi di gas: “Non ci aspettiamo una riduzione della fornitura”, rassicura, annunciando comunque che a Roma il piano per la diversificazione delle fonti sarà pronto in un paio di settimane e che nel frattempo il ministro Roberto Cingolani ha dato mandato a Snam “di acquistare altri due rigassificatori” offshore, in grado di assorbire il Gnl in più in arrivo dagli Usa.