Di pari passo con le tensioni che tornano a salire in Ucraina, cresce anche il prezzo del gas. Dopo la tregua di mercoledì, quando la Russia ha annunciato il ritiro parziale delle truppe al confine che sembrava il preludio a una conclusione felice della vicenda, tutto è stato rimesso in discussione tra rivelazioni dei servizi segreti americani, accuse reciproche tra Usa e Russia, e scontri all’interno delle regioni separatiste del Donbass.
Insomma in nemmeno 24 ore la situazione si è aggravata al punto che i mercati sono andati nel panico con il prezzo del Gas naturale in Europa che è tornato a volare come si vede dai future ad Amsterdam che segnano un +7,1% a 74,5 euro al Mwh. Un dato confermato anche a Londra dove il rincaro è stato del +7,3% a 179,1 penny per Mmbtu, l’unità termica britannica equivalente a 28,26 metri cubi.
Si tratta di un’altalena, con i prezzi che seguono l’andamento della crisi in Ucraina, che sembra destinato a durare a lungo e che, per questo, impone alla politica di trovare soluzioni alternative. Proprio in tal senso l’Europa sta cercando partner che possano rifornire il continente così da ridurre la dipendenza dalla Russia, anche solo temporaneamente, e calmierare i prezzi.
Proprio in questa direzione si segnala il gesto simbolico e “in segno di solidarietà” di cui si è fatto carico il Giappone che ha annunciato che dirotterà alcuni carichi di gas naturale liquefatto (gnl) verso l’Europa. Ad annunciarlo è stata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al termine di una lunga conversazione telefonica con il premier giapponese Kishida Fumio.
Ed è proprio sul fronte degli accordi internazionali che i governi di tutta Europa, spesso in ordine sparso, si stanno muovendo. Lo ha fatto anche il premier Mario Draghi che nei giorni scorsi ha incontrato a palazzo Chigi lo sceicco Mohammed Al Thani, vice primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, primo esportatore mondiale di gas liquido, per aprire un nuovo canale in caso la situazione in Ucraina dovesse degenerare.
Intanto la Russia, proprio grazie a queste tensioni, continua a fare affari d’oro. Malgrado ciò nega di essere responsabile delle tensioni e dell’aumento dei prezzi del gas. Proprio per dimostrarlo il Cremlino ha reso noto i dati secondo cui avrebbe fornito più gas all’Europa rispetto all’anno precedente. Guardando al caso dell’Italia, infatti, l’ ambasciatore russo in Italia Sergey Razov ha fatto sapere che sono stati consegnati “22,8 miliardi di metri cubi nel 2021, due in più dello scorso anno, e il presidente Vladimir Putin ha già detto che se l’Italia ha bisogno di più gas, siamo pronti a fornirlo”.
Quel che è certo è che la crisi in Ucraina rischia di mettere ko la ripresa economica post pandemia. Lo sa bene la Banca centrale europea che pochi giorni fa ha diffuso una simulazione da cui emerge che con un razionamento del 10% delle forniture di gas alle imprese, ossia qualcosa di inevitabile in caso di invasione russa, l’eurozona subirebbe un calo dello 0,7% del Pil. In questo scenario a salire vertiginosamente sarebbero anche le probabilità di default delle aziende.