Siamo alle solite. Il Governo dei Migliori che fino al giorno prima per il leader di Confindustria era buono e bello da un momento all’altro può diventare tiranno e rapace. Il punto è che le aziende appena percepiscono di dover aprire il portafoglio per scucire qualche euro subito fanno le barricate. E così Carlo Bonomi schiera tutta l’artiglieria pesante di Viale Dell’Astronomia per attaccare le misure approvate dal Consiglio dei ministri venerdì scorso per arginare l’aumento dei prezzi della benzina.
Bonomi attacca le misure approvate dal Governo per arginare l’aumento dei prezzi della benzina
Quello che non va giù al presidente degli industriali è la tassa sugli extra profitti delle società energetiche, vale a dire il prelievo stabilito nella misura del 10%. Eppure un portavoce dell’Eni ha detto – sebbene sia “ancora presto per definire e fornire importi precisi” – che le loro stime preliminari più elevate indicano un ammontare pari a qualche centinaia di milioni di euro. E ha aggiunto: “Escludiamo in ogni caso qualsiasi impatto sulla nostra politica di remunerazione appena annunciata”.
Ieri sono scesi invece in campo i presidenti di Confindustria Lombardia (Francesco Buzzella), Veneto (Enrico Carraro), Emilia-Romagna (Pietro Ferrari), Piemonte (Marco Gay). Vale a dire la Confindustria espressione del Nord produttivo e operoso, che ancora una volta ha espresso profonda “insoddisfazione e preoccupazione” per le misure di un decreto in cui “manca la determinazione di cui c’è assoluto bisogno in periodi eccezionali come quelli che stiamo vivendo”.
Dopo aver sciorinato tutti i loro malumori gli industriali del Nord sono tornati a battere cassa. Con il suggerimento che “il Pnrr può essere parzialmente rivisto e rimodulato in funzione della necessità di sostenere gli investimenti in campo energetico” e con l’invito a riprendere “con maggiore decisione le riforme timidamente approcciate in questi mesi: prima di tutte quella del fisco, intervenendo strutturalmente sul cuneo fiscale”.
Qualche giorno prima la Confindustria ha prospettato la possibilità che il prelievo sugli extra profitti possa incorrere in rilievi costituzionali. A replicare sul punto a Bonomi è Carlo Calenda. Secondo il leader di Azione la tassa sugli extra profitti non è incostituzionale. “Non è vero, sostenerlo è sbagliato, una mancanza di senso della responsabilità. Quei profitti sono fatti in ‘tempo di guerra’, a danno di tutte le imprese manifatturiere e di trasporti piccole, medie e grandi, che rischiano il fermo produttivo”.
E ancora: “Le aziende pubbliche di energia pesano molto in termini di contributi in Confindustria, ma è grave che Confindustria decida di schierarsi con loro”. Secondo l’ex ministro dello Sviluppo economico, le misure prese dal governo sono “debolissime, del tutto insufficienti”. E andrebbero rafforzate. Come? Prima di tutto irrobustendo il prelievo sugli extra profitti al 50%, altro che 10%.
La tassazione viene criticata anche dai sindacati ma da una visione diametralmente opposta a quella degli industriali. Si ritiene infatti che il prelievo sia doveroso ma debole. Il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri, propone, addirittura, di allargare il campo di questa tassazione a tutte le multinazionali e a quelle imprese che hanno realizzato o stanno macinando extra profitti.