Hanno costruito la propria fortuna retorica sul presupposto che la libertà non debba essere intesa come valore assoluto e sulla necessità di rompere, meglio se guidati dalla parola del Signore, l’asfittica monade di individualismo in cui ci saremmo chiusi. Così, la frangia di preti e cariche ecclesiastiche che predicano l’antivaccinismo cade nella più evidente delle contraddizioni tradendo lo spirito “pro-life”di cui si è resa fiera testimone a partire dalle campagne contro l’aborto.
Che fossero soliti non considerare con rispetto la libera e dolorosa scelta di una donna lo sapevamo, ma che arrivassero a minacciare la salute della collettività tutta spacciandosi per i suoi difensori ci ha decisamente sorpresi. Meglio dire, sconvolti. Che a parlare di microchip inoculati sottopelle, di sieri vaccinali sperimentati con feti abortiti o di Great Reset siano uomini in abiti talari fa una certa impressione. Proprio loro che partendo dall’“ama il prossimo tuo come te stesso” dovrebbero sensibilizzare alla necessità di vaccinarsi, si chiudono nel più bieco egoismo che assume il volto del complottismo.
Papa Francesco ha ben sintetizzato nella formula “il vaccino è un atto d’amore” come la libertà personale debba tener conto del tessuto relazionale in cui si esprime e riverbera e come un nostro atto rivendicativo in termini libertari non sia mai innocente dal punto di vista delle conseguenze sulle vite altrui. La Cei si è schierata con forza dalla parte della scienza e si potrebbe sostenere, in una conciliazione opportuna tra fede e ratio, di come il vaccino sia il nostro miracolo.
Sappiamo che per andare a messa o per assistere a un rito religioso non è richiesto il green pass, ma tante sono state le misure di contenimento introdotte per un’incisiva lotta al virus. Per l’Immacolata Concezione il Papa si limiterà a un atto privato di devozione, mentre la Santa Messa del 24 Dicembre sarà tenuta alle 19.30 come quando il Paese era in pieno lockdown.
Lo stesso Papa che a Ottobre, in qualità di ottuagenario, si è sottoposto alla dose booster ergendosi a modello civile che tutti – fedeli e non – dovremmo seguire. Insomma, preti no vax nettamente in contrasto anche con il vicario di Pietro che, lontani tanto dal Vangelo quanto dalla Costituzione, consigliano l’invermectina salvo poi finire in terapia intensiva come nel caso del sacerdote nel bresciano.
Durante le omelie dal loro pulpito chiamano a imbracciare l’arma della disobbedienza civile trasformandosi in agitatori sociali e avendo presa su di chi legittimamente può ancora avere qualche paura (infondata, ma lecita) del vaccino. E se taluni e sciagurati preti provano a sostituirsi con tracotanza ai medici nel loro lavoro, noi con umiltà e convinzione prendiamo in prestito il mezzo che è la preghiera e invochiamo il Grande Reset dei medici no vax affinché prevalga il rispetto per la vita.