Presidio M5S a Mirafiori, dalla protesta alla proposta

Il leader del M5S Giuseppe Conte, al presidio a Mirafiori, chiede che l’Ue attivi un fondo Sure a sostegno in particolare del settore auto.

Presidio M5S a Mirafiori, dalla protesta alla proposta

Ieri il Movimento 5 Stelle, in collaborazione con il gruppo parlamentare europeo The Left, ha organizzato una grande manifestazione davanti lo stabilimento Stellantis di Mirafiori, a Torino. “Mirafiori è al diciottesimo anno di cassa integrazione e il green deal che la destra continua a demonizzare non c’entra: quella in corso è una crisi indotta da scelte finanziarie e industriali che hanno volutamente sacrificato i posti di lavoro sull’altare dei profitti. Inoltre, il piano d’azione per rilanciare il settore dell’auto presentato dalla Commissione europea è assolutamente insufficiente. Occorre che le istituzioni, a partire da quelle europee che in queste ore stanno varando un piano monstre sugli armamenti, tornino a fare politiche industriali lungimiranti, climaticamente e socialmente sostenibili”, si legge in una nota.

“Siamo particolarmente felici per la presenza di Yolanda Diaz, vicepremier spagnola che ha avuto un ruolo cruciale nella riforma che ha introdotto in Spagna la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario: un cambio di paradigma necessario, oggetto di una proposta di legge delle opposizioni e che è anche il punto più avanzato dalla piattaforma sindacale per il rinnovo del contratto del settore metalmeccanico in discussione in queste settimane”.

Al picchetto M5S a Mirafiori grande partecipazione di sindacati e associazioni

Al presidio anche esponenti della Sinistra Italiana, a partire dal leader Nicola Fratoianni e il deputato di Avs Marco Grimaldi, oltre a consiglieri comunali e regionali, che si sono alternati sul palco. Molte le bandiere del Movimento 5 Stelle, di Rifondazione Comunista, di Alleanza Verdi e Sinistra.

Campeggiavano i cartonati del presidente di Stellantis, John Elkann, dell’ex amministratore delegato Carlos Tavares e della presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen. “Più lavoro meno armi” e “Un fondo europeo per l’industria automotive”, si leggeva su alcuni cartelli. Presenti i lavoratori di Mirafiori e delle imprese dell’indotto e i rappresentanti di Fiom, Cgil, Cisl, Uil, Uilm e Fim.

La proposta di Conte all’Ue: un fondo Sure per l’auto

“C’è il governo che assiste al tracollo della produzione industriale, ormai siamo a livelli Covid, senza alcuna idea, senza alcuna misura. Noi abbiamo misure concrete. Ho scritto alla von der Leyen per chiedere almeno 100 miliardi per il fondo Sure, un fondo che deve essere attivato in particolare per l’automotive per garantire tutti i posti di lavoro”, ha affermato il leader M5S, Giuseppe Conte.

“Noi ai cancelli delle fabbriche ci siamo da sempre, in tutta Italia, e vediamo la sofferenza dei lavoratori con lo stipendio ridotto e degli imprenditori della filiera che non hanno nessuna certezza sul proprio futuro. Ed Elkann dopo la ridicola audizione in cui non ha risposto alle nostre domande ha pure osato dire che dobbiamo dirgli grazie”, ha detto la vicepresidente M5S, Chiara Appendino.

“Il governo non solo non sta tutelando lavoratori e imprese della filiera dell’auto ma sta peggiorando la loro situazione tagliando 4,6 miliardi dal fondo sull’automotive. Dopo averci condannato a 24 mesi di calo della produzione industriale propone di passare a produrre armi per rilanciare l’industria. Una follia. Elkann e Stellantis non si azzardino a usare la scusa della vergognosa riconversione bellica dell’automotive per chiudere il poco che ancora è rimasto in questo Paese”, aggiunge.

Per quanto riguarda la crisi dell’automotive, Fratoianni ha parlato di due responsabilità. “La prima è dell’azienda, che in questi anni ha distribuito un sacco di utili in dividendi, ma investito nulla. Un’altra responsabilità riguarda invece il Governo. La nostra proposta è di mettere a disposizione a livello europeo una somma importante che accompagni la transizione ecologica. Oggi è ancora più urgente pensando che l’Europa vorrebbe mettere centinaia di miliardi per comprare nuove armi”, ha concluso Fratoianni.