“Non possiamo pensare a una ripresa delle lezioni in presenza senza un protocollo di gestione dei cluster più funzionale di quello attuale e che rispecchi, comunque, le nuove disposizioni di legge. Dubito che già dal 7 gennaio le scuole potranno avvalersi del supporto delle Asl per gestire la messa in quarantena secondo le nuove disposizioni, visto che questo non è successo quando il numero di contagi era molto inferiore a quello determinato dalla variante Omicron”. È l’allarme lanciato dal presidente nazionale dell’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, Antonello Giannelli, al temine della riunione di oggi con il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
“Al ministro – ha aggiunto – abbiamo ribadito che crediamo fermamente nella maggior efficacia della didattica in presenza rispetto a quella a distanza. Ma, proprio per questo, non sosteniamo acriticamente la retorica della ‘scuola in presenza’ a tutti i costi. Il rischio concreto è quello di riprendere le attività didattiche in presenza senza i supporti necessari per fronteggiare un contesto pandemico sempre più difficile per la gestione del servizio”.
Per il presidente dell’associazione dei presidi “è necessario che il ministero fornisca in tempo reale i dati effettivi sulle classi in dad, sulle unità di personale sospeso, sul numero di dipendenti e di alunni in quarantena”. “Le autorità sanitarie – aggiunge Giannelli – evidenziano l’inclemenza del numero dei contagi soprattutto nella fascia di età degli studenti del primo ciclo ed è doveroso tenerne conto”.
Da qui le preoccupazioni dei presidi sull’imminente rientro: “Il DL 229/2021 – spiega Giannelli – ha introdotto misure, quali il venir meno della quarantena per chi ha effettuato il booster o la seconda dose entro gli ultimi quattro mesi che, nel meritorio proposito di arginare gli effetti del contagio sul funzionamento del Paese, creano molte difficoltà nella gestione dei contagi tra gli studenti e il personale scolastico”.
“La scuola – ha detto ancora Giannelli – è sottoposta da mesi a un durissimo stress-test e, in assenza di adeguate contromisure come quelle da noi richieste (mascherine FFP2 per tutti, tamponi per gli esenti, protocollo in linea con le nuove norme, screening massivo), non potrà garantire la qualità e l’efficacia del servizio malgrado l’immenso e continuo impegno dei dirigenti scolastici, dei loro staff e del personale tutto”.
“Il ritorno in classe dal 7 gennaio sta diventando un tema dalle risposte istituzionali più disparate. Oggi le Regioni, riunite per realizzare una proposta condivisa da presentare al Governo per il rientro in classe, hanno detto che il Cts deve prendersi le sue responsabilità: “devono dirci loro se con questi numeri dentro le aule gli studenti sono al sicuro”. Inoltre, la proposta che si sta delineando è quella di non fare tamponi al primo giorno, nessuna distinzione tra vaccinati e no, di procedere con la Dad con un contagio nella scuola dell’infanzia, due fino a 11 anni e tre dai 12 anni in poi”. Lo afferma in una nota il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico.
“L’anno scorso con una curva di contagi dieci volte inferiore si ritornava al 50 per cento a fare la didattica a distanza. Quest’anno con i casi in crescita esponenziale, anche all’estero, considerando che nella vicina Francia abbiamo avuto 300mila nuovi positivi in sole ventiquattr’ore, decidiamo che i contatti stretti non contano più nulla. Senza contare che l’obbligo del Green pass per il personale si è rivelato inutile, così come oggi quello sulla vaccinazione dei lavoratori per la sicurezza. E adesso si vogliono imporre protocolli ingestibili”, conclude Pacifico.
Preservare il più possibile le lezioni in presenza, rivedendo il numero di contagi che fa scattare la Dad per tutta la classe. E’ questa, secondo quanto apprende l0Ansa, l’ipotesi di lavoro emersa durante la riunione tra il premier Mario Draghi e i ministri. La soglia per la Dad potrebbe essere aumentata in particolare per le fasce di età che hanno una copertura vaccinale più elevata.