Probabilmente non ne saranno rimasti felici i vari Silvio Berlusconi, Matteo Renzi e Matteo Salvini ma ad oggi non c’è nessuna fretta di intervenire sulla riforma di Alfonso Bonafede e in particolar modo sullo stop alla prescrizione. Il motivo? La legge, in vigore dal gennaio del 2020, provocherà i suoi primi effetti soltanto tra alcuni anni. C’è dunque tutto il tempo per intervenire prima sull’intera riforma del processo penale. È questa la posizione di Marta Cartabia (nella foto), la ministra della Giustizia del governo di Mario Draghi.
La nuova guardasigilli due giorni fa ha esordito tra i corridoi del Parlamento, incontrando i capigruppo della maggioranza nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato. Una riunione facilitata da Federico D’Incà, ministro per i Rapporti col Parlamento del Movimento 5 stelle. Per la ministra doveva essere l’occasione per presentarsi agli esponenti dei partiti di maggioranza che seguono le vicende della giustizia: si è trasformata nella prima vera mossa politica del nuovo esecutivo.
Una sorta di stop ai tentativi di contro riforma di Italia viva e Forza Italia. Cartabia infatti ha firmato un ordine del giorno, concordato con deputati e senatori, che impegna il governo ad affrontare il nodo della prescrizione solo all’interno delle riforme del processo penale. E dunque un’eventuale modifica della riforma Bonafede sarà apportata solo nel quadro di un disegno più organico che ha l’obiettivo di bilanciare i vari principi costituzionali in ballo: i diritti degli imputati, la ragionevole durata del processo, la necessità di un processo giusto, i diritti delle vittime. Secondo quello che è emerso ieri lo strumento che sarà usato, sarà quello della delega al governo, in modo da operare con gradualità.
I PASSI INDIETRO DI FI E IV. Esattamente quanto avrebbe voluto fare Bonafede e avrebbe previsto anche il cosiddetto “lodo Orlando” che si stava discutendo prima che Renzi e Italia viva facessero saltare il tavolo. Dunque nell’ordine del giorno firmato due giorni fa dalla ministra non c’è nessuna grossa novità. Si tratta di una mossa tesa a prendere tempo che ha – come effetto immediato – quello di “sminare” il terreno dai vari tentativi di controriforma messi in piedi da Lega, Forza Italia e Italia viva.
Veri e propri trabocchetti che rischiavano di fare saltare subito in aria la larga maggioranza di Draghi. Ieri, infatti, le commissioni Affari costituzionali e Bilancio avrebbero dovuto cominciare a votare gli emendamenti al decreto Milleproroghe. Dentro c’erano anche quelli di renziani e berlusconiani (più Enrico Costa di Azione) che puntavano a cancellare la riforma sulla prescrizione. Già nei giorni scorsi, però, sia Costa che Italia viva – grande sponsor di questo governo – avevano evitato di “segnalare” i loro emendamenti. che dunque erano stati accantonati. Stessa cosa è accaduta per quelli di Forza Italia.
Gli esponenti della ex opposizione non commentano l’incontro con la ministra, ma dai ranghi di renziani e berlusconiani filtra comunque una certa soddisfazione per “il cambio di passo improntato al dialogo“. Dichiarazioni di rito che però spengono, almeno per il momento, i toni guerrafondai usati sempre dall’ex opposizione quando si discute di giustizia.