I fan della prescrizione tornano alla carica. Venerdì Enrico Costa (nella foto), deputato e responsabile Giustizia di Azione, promette di presentare emendamenti al disegno di legge penale per stoppare la riforma Bonafede.
“Appena si è insediato il governo Draghi – sostiene Costa – abbiamo responsabilmente ritirato gli emendamenti sulla prescrizione al decreto Milleproroghe. Abbiamo anche digerito la scelta di mantenere il ddl Bonafede di riforma del processo penale come testo base sul quale presentare gli emendamenti. Stiamo prendendo atto, pur senza condividerlo, del fatto che il governo non ha intenzione di sgombrare il campo dallo stop alla prescrizione prima dell’esame del ddl penale. Tre passi indietro che si giustificano solo se all’orizzonte se ne intravede uno avanti significativo, decisivo, chiaro e non pasticciato. Esattamente come gli emendamenti che depositeremo venerdì. Ora la maggioranza è a un bivio”.
Costa gioca sul fatto che un ampio fronte, dalla Lega a Forza Italia passando per i renziani, è pregiudizialmente ostile alla riforma dell’ex Guardasigilli. Eppure sulla questione ha dato la sua parola il ministro della Giustizia. Il 18 marzo, Marta Cartabia ha detto che sulla prescrizione c’è un “impegno” che “dev’essere onorato” (leggi l’articolo). Il tema, ha rilevato, “andrà affrontato tempestivamente”. Sono diverse le ipotesi sul tavolo, che saranno all’attenzione dei gruppi di lavoro costituiti al ministero per approfondire i temi delle riforme, per poi arrivare, come già annunciato dalla Guardasigilli, entro la fine di aprile, alla presentazione di emendamenti ai testi elaborati dal precedente governo ora al vaglio delle Commissioni parlamentari.
Sulla scelta di non sospendere la riforma Bonafede sulla prescrizione, la Guardasigilli ha spiegato, poi, che “non era indispensabile”, perché i suoi effetti si vedranno solo più in là nel tempo. “Questo non vuol dire affrontare il problema tra diversi anni, ma in una sede appropriata e con un meccanismo diverso dal prendere o lasciare l’esistente”. Ma Costa vuole forzare i tempi e anticipare le proposte di modifica che arriveranno dall’esecutivo. I renziani, si sa, sul tema sono scatenati.
“Da che parte si sta sulla prescrizione? Dalla parte del diritto o dalla parte di Bonafede? In Parlamento c’è una maggioranza garantista. Il Pd sta con noi o con i Cinque stelle?”, ha provocato, a più riprese, i suoi ex compagni di viaggio, Matteo Renzi. Meritandosi la reazione piccata dei dem: “Il Pd lavora in Parlamento, d’accordo con la ministra Cartabia, su una riforma che garantisca processi giusti e brevi. Basta allora provocazioni da Italia viva sulla prescrizione. Piuttosto, Matteo Renzi ci spieghi come funziona la prescrizione nel rinascimento arabo”, ha replicato Michele Bordo.
A mettere il pepe ora ai fan della prescrizione è stata l’approvazione, avvenuta il 30 marzo a Montecitorio, degli emendamenti al ddl Delega Ue (approvato ora in via definitiva dal Senato) che recepiscono una direttiva europea che contiene alcuni aspetti della presunzione d’innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali. In realtà Costa sperava anche in altri emendamenti che avrebbero finito per limitare fortemente l’attività dei pm, come quello che equipara i tabulati telefonici alle intercettazioni: per ottenerli non basterebbe più la richiesta del pm ma servirebbe l’autorizzazione del gip.
E la legge dovrebbe stilare l’elenco dei reati per i quali consentire la richiesta: solo reati gravi. Ad ogni modo difficilmente il nuovo blitz di Costa sulla prescrizione potrà riscuotere successo. Oramai si attende la mediazione della Cartabia, quando arriverà. Non pare possibile che anche i più feroci nemici della riforma Bonafede possano rompere l’equilibrio dei “migliori”.