Se c’è in Parlamento una missione che sembra davvero impossibile è quella di una riforma della giustizia finalizzata a rendere il sistema più efficiente. Non è forse un caso che alcune materie siano ancora disciplinate da regi decreti. Una giustizia che si inceppa costantemente, che lascia sempre qualche scappatoia, a quanto pare ai più fa comodo. Ecco dunque che ieri, come da buona tradizione italiana, al disegno di legge penale sono stati presentati ben 700 emendamenti, con l’eterogenea maggioranza che sostiene il Governo di Mario Draghi nuovamente divisa e divisa soprattutto sul tema della prescrizione.
IL PUNTO. Il pacchetto più corposo di emendamenti presentati in Commissione giustizia alla Camera è quello di Forza Italia, con 183 proposte di modifica del testo base, il ddl promosso dall’ex guardasigilli Alfonso Bonafede (nella foto). Altri 127 emendamenti li ha poi presentati la Lega, mentre sono 126 quelli di Italia Viva, 45 quelli dei 5 Stelle e 31 quelli del Pd. Tutto insomma piuttosto scontato. Prima delle votazioni previste per la prossima settimana, si attende così un difficile vertice tra i capigruppo di maggioranza e il guardasigilli Marta Cartabia.
Si arriverà in particolare sul tema della prescrizione a quelle soluzioni condivise più volte auspicate dalla ministra della giustizia? L’impresa non sembra semplice. I pentastellati non mollano sul cosiddetto lodo Conte bis, una misura bandiera per M5S, ma si dicono pronti a trovare una mediazione sulla durata dei processi. In caso di scontro assicurano però anche di essere pronti a tornare al testo originario sulla prescrizione, stoppando il decorrere della stessa dopo la sentenza di primo grado, senza distinzione alcuna tra sentenza di condanna o di assoluzione.
Tanto che nel pacchetto di proposte di modifica dei 5S c’è un emendamento che chiede di sopprimere l’articolo proprio sul lodo Conte bis, che stabilisce una distinzione tra condannati e assolti con lo stop del decorrere della prescrizione solo per i primi. Oltre alla destre, sulla prescrizione a dare battaglia c’è poi Italia Viva. “Abbiamo presentato emendamenti per preservare le garanzie costituzionali su temi fondamentali”, ha dichiarato Lucia Annibali. Tra gli emendamenti vi sono inoltre i 96 presentati da FdI, i 63 di Azione-Più Europa e i 9 di Leu.
SENZA FRENI. Scatenatissimo sulle modifiche del ddl soprattutto Enrico Costa, deputato e responsabile Giustizia del partito di Carlo Calenda. Le sue idee sono “cancellare lo stop alla prescrizione di Bonafede, prescrizione del processo, oblio per gli assolti, dibattimento trasferito in un’altra sede se il processo mediatico compromette l’imparzialità dei giudici, estensione del segreto istruttorio, interrogatorio prima della custodia cautelare, via i tempi morti dalle indagini, no intercettazioni tra giornalisti e fonti, trojan solo per reati gravi”.
Qualcosa che sembra alla fine rendere difficile la celebrazione di un processo e anche eseguire un arresto. Ma per Costa sono “punti qualificanti del pacchetto di emendamenti che Azione ha depositato al ddl sul processo penale”. E come se non bastasse Azione punta pure a un Garante per la tutela della presunzione di innocenza e a imbavagliare definitivamente l’informazione, con il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare e il più stretto segreto istruttorio fino alla conclusione delle indagini preliminari. In pratica cittadini lasciati all’oscuro di fatti e misfatti fino a quando gli stessi non sono ormai più di attualità e dunque non disturbano più.