Premierato, Maiorino: “A pagare il prezzo sarà il Paese”

Per Alessandra Maiorino (M5S): il premierato un inedito abominio. "Così si anestetizza la democrazia parlamentare".

Premierato, Maiorino: “A pagare il prezzo sarà il Paese”

Premierato, autonomia, separazione delle carriere dei magistrati. Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo del Movimento Cinque Stelle al Senato, qual è il disegno del governo?
“Nella peggiore delle ipotesi è un disegno tecnicamente eversivo, che stravolge lo spirito della costituzione repubblicana, spacca il Paese e delegittima la magistratura. Ma temo che non ci sia alcun disegno né strategia, ma un triste baratto tra le forze di maggioranza dove ognuno mira a piantare la propria bandierina sul corpo sofferente del Paese”.

Partiamo dal premierato. Oltre 180 costituzionalisti hanno firmato un appello per bloccarlo. Nel mirino, tra le altre cose, c’è la mancanza dei contrappesi rispetto ai poteri del premier.
“Questo è secondo me un obiettivo ben preciso che si è posta Giorgia Meloni: con la scusa della governabilità anestetizzare la democrazia parlamentare trasformando le Camere in una claque della premier. Un abominio che non trova eguali in nessun ordinamento mondiale. Eliminazione dei contrappesi, visti come ostacoli al dilagare del premier, e tutto il potere in mano a una sola persona”.

Agli strapoteri del premier corrisponderà un capo dello Stato con poteri ridotti?
“Sì. Uno degli aspetti più gravi di questa riforma è che il presidente della Repubblica diventa il maggiordomo del premier, costretto a soggiacere alle convenienze politiche di un leader o di un partito, anziché salvaguardare gli interessi degli italiani”.

Che ruolo rimarrà al Parlamento?
“Sarà solo il palcoscenico su cui verrà srotolato il tappeto rosso per il presidente di turno con tanto di pubblico fatto di fedelissimi che sanno bene che chi non applaude o chi applaude poco ha il proprio destino politico appeso a un filo di cui il presidente ha le forbici”.

Autonomia differenziata. Lo spettro delle materie oggetto di autonomia deve farci paura?
“Deve farci paura un quadro complessivo di distruzione dell’unità della ‘nazione’. Deve farci paura un sistema di potentati in cui i diritti e i servizi di base non potranno essere garantiti e diventeranno privilegio di chi se li può permettere, come già accaduto con la regionalizzazione della sanità”.

Ci sono le garanzie sui Lep, ovvero sui livelli essenziali delle prestazioni? Il ministro Roberto Calderoli martedì è intervenuto in Aula alla Camera: l’ha rassicurata?
“Calderoli chi? Quello che davanti al tricolore è indietreggiato inorridito? Calderoli sarà in grado di rassicurare non me, ma l’Italia, quando il suo governo avrà stanziato i 100 miliardi necessari a finanziare i LEP”.

Soffrirà il Sud, si dice, con la riforma leghista. Ma siamo così sicuri che anche al Nord non ci saranno ricadute negative?
“È chiaro che questo è il sogno proibito della vecchia Lega Nord, ma la verità è che aumentare i divari non conviene neppure al Nord. Spezzettare le competenze rappresenterà un fattore di inefficienza che ricadrà tutto sui cittadini. Lo abbiamo visto con la gestione della sanità durante la pandemia, lo si vede ogni giorno con la gestione dei trasporti, ma sono molti gli esempi che si potrebbero fare. In generale spaccare il Paese e minare l’unità nazionale non conviene a nessuno”.

E poi in agenda c’è la riforma della Giustizia. È vero che il governo mira a ricondurre sotto il suo controllo il potere giudiziario?
“La situazione è questa: oggi la Costituzione prevede tre poteri indipendenti: l’esecutivo del governo, il legislativo del Parlamento e quello giudiziario della magistratura. Da domani l’esecutivo fagociterà il potere legislativo e metterà il guinzaglio ai giudici. È la vendetta postuma del Cavaliere che realizza l’eversivo progetto di Licio Gelli”.

Come contrasterete queste riforme?
“Con la forza della ragione. Questo progetto è una follia che risponde solo agli appetiti di leader influencer che vogliono garantirsi una posizione di potere abolendo di fatto la democrazia. Raccoglieremo le firme e riconsegneremo il potere nelle mani del popolo sovrano”.

Martedì siete scesi in piazza anche per rispondere alla violenza subita dal vostro compagno di partito, Lorenzo Donno. Nelle riforme del governo vi legge una deriva autoritaria?
“La violenza andata in scena nell’aula più sacra della rappresentanza popolare, a cui tutti gli italiani e le italiane hanno assistito, smaschera la deriva autoritaria intrapresa da questo governo di ultra-destra meglio di quanto qualsiasi parola possa fare. L’Italia è osservato speciale, in Europa e in Occidente. Meloni si fermi, prima che la fermino gli italiani, se ci tiene al proprio futuro politico e al bene della Nazione, di cui si riempie continuamente la bocca”.