Una cosa è certa a questo punto. Sugli spari della notte di Capodanno nella sala della Pro Loco di Rosazza, nel Biellese, più di qualcosa non torna. Tra versioni differenti e querele che non vengono al momento presentate. La versione data ai carabinieri dal deputato FdI Emanuele Pozzolo su che cosa sia successo pare in ogni caso essere sempre più traballante, dopo che lo stesso 31enne rimasto ferito dal colpo di pistola partito dall’arma del parlamentare ha smentito quella ricostruzione.
Due testimoni darebbero ragione al parlamentare di FdI Pozzolo. Decisivi per accertare la verità gli esiti dello Stub
All’arrivo dei militari nella sala della Pro Loco di Rosazza, nel Biellese, il parlamentare aveva subito negato di aver sparato lui il colpo. Secondo quella versione, quindi, il colpo sarebbe partito mentre l’arma era in mano a qualcun altro. Una ricostruzione già messa in dubbio da un agente presente quella sera. Luca Campana, genero di un uomo della scorta del sottosegretario Andrea Delmastro, intervistato ieri dal Corriere della Sera ha chiarito: “Non ho mai toccato l’arma di Pozzolo. Non l’ho mai nemmeno sfiorata, figuriamoci raccoglierla da terra”. Resta però la particolarità del fatto che al momento Campana non ha presentato alcuna querela. Certo: ha sessanta giorni di tempo per farlo per cui non c’è fretta. Eppure qualcuno comincia a pensar male, a potenziali pressioni. Voci e nulla più. Che sicuramente, col passare dei giorni, verranno smentite dai fatti.
Ci sarebbero, però, altri due testimoni che indicano che era Pozzolo a tenere in mano la pistola quando è partito il colpo. Un primo, rimasto anonimo, che aveva raccontato come il parlamentare quella sera “era allegro” e l’arma la teneva “nel palmo della sua mano”, considerando le sue dimensioni ridotte. A La Repubblica ha poi parlato un agente di polizia, presente quella sera: “Abbiamo avuto tutti paura, c’erano dei bambini. Pozzolo è arrivato a fine serata, stavamo andando via: era allegro, ha tirato fuori la pistola senza che nessuno glielo avesse chiesto e all’improvviso è partito lo sparo”. Il tutto è successo in un attimo: “Pozzolo ha tirato fuori la pistola dal taschino per mostrarla ai presenti – ha aggiunto l’agente – un gesto superficiale, assolutamente immotivato”.
Al di là di come sia andata, la vicenda avrà ripercussioni. Sequestrato il mini revolver, per Pozzolo è stata avviata inoltre la procedura anche per ritirare le altre sei armi, pistole e fucile, custodite nella sua casa di Vercelli dove ha residenza la moglie. Resta anche il tema della concessione del porto d’armi dato che la normativa italiana individua solo una ristretta cerchia di persone da autorizzare al porto d’armi per difesa personale. Fatto è che agli atti Emanuele Pozzolo ha detto: “L’arma è mia, ma non ho sparato”.
Le versioni sulla pistolettata divergono. Mentre la Meloni per ora preferisce tacere
Gli esiti dello Stub arriveranno dal Ris di Parma, che non ha però i vestiti di Pozzolo, negati in forza dell’immunità parlamentare. Una decisione che ha avuto anche ripercussioni politiche con Giorgia Meloni profondamente adirata col suo parlamentare per l’accaduto. Secondo le ricostruzioni delle ultime ore, la presidente del Consiglio starebbe studiando come muoversi: raccontano che lei vorrebbe la sospensione a tutti i costi del parlamentare che ha portato la pistola alla festa, ma a fermarla sono stati alcuni fedelissimi che hanno rilanciato la linea del “non è un fatto politico“. Più passano le ore, però, e più la vicenda si complica.