Chissà quando si troveranno le parole giuste per uscire dalla bolla dei dibattiti televisivi o dal poco senso di realtà delle dichiarazioni politiche. A quel punto potremmo discutere di un Paese in cui l’aumento dei costi in questo ultimo anno per l’impennata dei prezzi di prodotti e servizi – complice la coda della pandemia, la guerra, il cambiamento climatico e la crisi energetica – sta mettendo a dura prova gli italiani.
Impietoso studio di Nomisma sulla povertà nel Paese. In 43 casi su cento si arriva a stento a fine mese
Potremmo sapere che il 13% delle famiglie considera il proprio reddito insufficiente per far fronte alle necessità primarie, ovvero il cibo e la casa (mutuo, affitto e bollette). A questo gruppo di famiglie, che potremmo definire ‘compromesse’, si aggiunge un altro contingente numeroso (il 43% delle famiglie intervistate) che valuta la propria condizione reddituale appena sufficiente a far fronte a tali spese, in una sorta di equilibrio precario che potrebbe essere messo a rischio da un evento imprevisto anche di modesta portata.
Sono i risultati della ricerca condotta dall’Osservatorio Sguardi Famigliari di Nomisma. Negli ultimi mesi, evidenzia lo studio, il principale motivo di percezione dell’inadeguatezza delle risorse economiche a disposizione delle famiglie è rappresentato dall’elevato costo della vita: il 78% delle famiglie si dichiara insoddisfatto della propria condizione reddituale, molto più delle difficoltà lavorative (10%).
Secondo Nomisma, un’eventuale spesa imprevista, anche di piccola entità, potrebbe quindi diventare un serio problema da affrontare per il 22% delle famiglie totali, percentuale che sale al 30% tra le persone sole non anziane, al 31% per i genitori soli con figli, e al 41% per le famiglie in affitto. Più nel dettaglio dello studio, l’impennata dell’inflazione e l’aumento dei prezzi hanno depresso fortemente il potere di acquisto delle famiglie: più della metà degli intervistati ha visto crescere le bollette energetiche di oltre il 50% rispetto ai livelli di un anno fa, con il 16% che dichiara di aver avuto molte difficoltà nel pagare le utenze: di questi il 4% ha accumulato ritardi nei pagamenti.
Per far fronte ai rincari energetici le famiglie hanno dovuto innanzitutto comprimere le spese ritenute ‘’superflue’’, vale a dire quelle per il tempo libero, per le attività culturali e per quelle sportive. Il 39% delle famiglie che si è dichiarata in difficoltà nel pagare le bollette ha dovuto ridurre anche spese basilari come quelle sanitarie, il 31% ha tagliato le spese in istruzione mentre il 27% ha manifestato difficoltà nel pagare il mutuo o l’affitto della propria abitazione.
Volgendo lo sguardo ai prossimi mesi, il numero di famiglie che teme di poter incontrare forti difficoltà nel pagare le utenze sale al 24%, un campanello di allarme che non deve rimanere inascoltato. Vi sono molti gradi di vulnerabilità, indica quindi Nomisma, e alcune condizioni che determinano delle difficoltà oggettive per le famiglie: la presenza di una sola fonte di reddito è certamente una di queste, considerando che se nel complesso del campione la percentuale di famiglie che reputa il proprio reddito non completamente adeguato o insufficiente a far fronte alle necessità primarie è pari al 57%, tra le persone giovani che vivono da sole questa percentuale sale al 69%, mentre tra i genitori soli con figli arriva addirittura al 78%. Chissà che ne pensano questi di un governo che finora si è occupato di farina di grilli, di affondare i disperati in mare, dei figli delle famiglie omogenitoriali e di rave party come emergenze nazionali.