Le Lettere

Poveri e migranti taglieggiati

Il governo impone ai migranti una cauzione di 4.938 euro se non vogliono finire in custodia. È un pizzo mafioso.
Mirta Gelini
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Gentile lettrice, lo chiamerei piuttosto un pizzo di stampo nazista. Non dovremmo stupirci più di niente con un governo che per fare cassa toglie i sussidi a chi è sotto la soglia della povertà (vedasi Reddito di cittadinanza), mentre favorisce rendite di posizione (balneari, taxisti, ecc.) e progetta anche un “piccolo” condono edilizio e fiscale. Eppure questo governo riesce ancora a stupirci e disgustarci. Taglieggiare chi in Libia e altrove è già stato taglieggiato dagli schiavisti, è quanto di più ignobile si possa pensare. La Meloni afferma che la cauzione è prevista dalla direttiva 2013/33 dell’Ue, laddove si legge che gli Stati membri possono adottare, in alternativa alla detenzione, misure quali “l’obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità” o “l’obbligo di dimorare in un luogo assegnato” o “una cauzione finanziaria”. Ma la portavoce dell’Ue Anitta Hipper spiega che non esiste una somma di denaro prefissata, che invece il governo ha stabilito in circa la stessa cifra chiesta dagli schiavisti per la traversata via mare. E soprattutto, precisa la Hipper, “le decisioni vanno prese con proporzionalità, su valutazione individuale”, ossia basata sulle capacità economiche del migrante. Come è pensabile che gente in fuga dalla miseria e già spremuta possa disporre di quella somma, nonché di un conto corrente in Italia su cui attivare la fideiussione? È solo un pugno duro inutile, che cerca di nascondere i fallimenti, non ferma gli sbarchi e infama il governo.