di Andrea Koveos
I dirigenti di Poste italiane Spa sono refrattari alla crisi. Questo è certo. I 584 manager del Gruppo costano allo Stato più di 142 milioni di euro. E non c’è spending review che tenga. Nell’ultimo bilancio analizzato dalla Corte dei Conti, infatti, la spesa per pagare queste figure apicali, invece di essere diminuita, è aumentata del 4,2%, mentre contemporaneamente, però, sono calati gli utili. Qualcosa non torna. Il Gruppo Poste italiane, che include Poste italiane S.p.A. (Capogruppo) e le 26 società controllate- sia direttamente che indirettamente – ha chiuso l’esercizio 2011 con un utile di 846 milioni di euro, 171 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente. Performance non proprio da record. Anche se nel bilancio 2012 l’utile abbia superato il miliardo di euro. Questo immenso universo continua a sopravvivere grazie al buon andamento dei servizi finanziari ed i servizi assicurativi, mentre il trend delle maggiori controllate del Gruppo interessate all’area postale è negativo con consistenti cali di fatturato, nonostante i manager siano super pagati e ricoprano contemporaneamente ruoli di prestigio. Per fare alcuni esempi di doppi o tripli incarichi, oltre a Massimo Sarmi, amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane, compaiono Giovanni Ialongo (630 mila euro l’anno) presidente di Poste Italiane, presidente di Italia Previdenza Sispi S.p.A e presidente di Postel, società per la gestione dei servizi di Gestione Documental; Vincenzo Falsarano, è ad di Egi, Società del Gruppo Poste Italiane e amministratore unico di Poste Energia; Claudio Picucci è presidente di Poste Mobile e (potente) direttore delle Risorse umane di Poste; Pasquale Marchese, capodivisione Mercato Privati di Poste Italiane e amministratore di Bancoposte Fondi Spa; Stefano Grassi è ad di Poste Tutela Spa e direttore della Struttura Tutela Aziendale di Poste Italiane; Maria Farina Bianca, è ad di Poste Vita Spa, ad di Poste Assicura Spa, Presidente di Gea e Vicepresidente ANIA; Pierangelo Scappini è ad di Postel e PostelPrint; Vincenzo Pompa e ad di Postecom Spa e Posteshop Spa e infine Valter Catoni, ad e dg di SDA e responsabile nazionale grandi clienti e Pa di Poste Italiane. Del resto basta leggere la relazione della Corte dei Conti per avere un quadro chiaro della situazione economica di Poste. Situazione non propria rosea per quel che riguarda alcune realtà, davvero in seria difficoltà. Come Sda Express Courier S.p.A. che perde 24 milioni di euro, Italia Logistica S.r.l. con meno 3 milioni di euro. La compagnia aerea Mistral Air Srl controllata al 100 per cento da Poste perde oltre 2 milioni di euro per non parlare di Postel Spa che ha un rosso di 25 milioni di euro (il risultato dell’anno precedente era positivo di quasi 10 milioni di euro).
I volumi di produzione di Postel Print S.p.A. hanno fatto registrare una flessione del 10 per cento. Europa Gestioni Immobiliari S.p.A, società che opera nel settore immobiliare per la gestione e la valorizzazione del patrimonio, ha fatto registrare, al termine della gestione 2011, un risultato d’esercizio che, pur positivo di 6 milioni di euro, ha mostrato una tracollo del 65% rispetto al 2010. Cifre che farebbero venire la pelle d’oca, ma che sembrano non interessare chi per primo ha responsabilità di gestione. E se assumere 23 nuovi dirigenti, tutti esterni all’Amministrazione, è stata operazione piuttosto semplice, assai diverso è rispettare tutte le clausole contrattuali dei lavoratori dipendenti. Il numero di cause di lavoro per avere un’idea. Sono infatti 1.846 i procedimenti intrapresi contro Poste per presunte violazioni del contratto collettivo nazionale. Una cifra, per altro, che l’azienda ritiene del tutto fisiologica. Tornando ai super dirigenti e ai loro super stipendi, sarebbe opportuno comparare la loro busta paga ai risultati effettivamente ottenuti. Ancora di più quando di mezzo ci sono società pubbliche. Basterebbe questo