Dalle parole del presidente di Maire Tecnimont, Fabrizio Di Amato, si nota quanto la ripresa economica del post-Covid sia ancora incerta e tutta da affrontare, soprattutto dal punto di vista delle aziende italiane. Tuttavia, questa situazione non va vista solamente come una minaccia, ma piuttosto come una sfida da affrontare su più fronti.
Sono diversi gli aspetti emersi nell’intervista che il presidente del gruppo Maire Tecnimont ha recentemente rilasciato a Forbes: in primo luogo ci si sofferma sull’importanza della sostenibilità e della tecnologia, due elementi che oggi possono fare la differenza per un’impresa che si trova ad operare su mercati globali sempre più competitivi e in continua evoluzione.
Se oggi è praticamente necessario muoversi in queste direzioni, il gruppo italiano guidato dall’imprenditore romano ha avviato un processo di focalizzazione tecnologia già un decennio fa, elemento che gli ha consentito di restare competitivo anche rispetto ai competitor di altri paesi, tra cui Cina e Corea. Stesso discorso può esser fatto anche per quanto riguarda la transizione energetica: in Maire Tecnimont si iniziò a lavorare sul green quando questo aspetto era ancora visto più come un accessorio che altro, mentre oggi sono rari i progetti e gli investimenti che non lo prendono in forte considerano.
Altri aspetti toccati dal Presidente di Maire Tecnimont riguardano le varie conseguenze portate a livello economico e istituzionale dalla crisi Coronavirus: molto importante oggi è la necessità di snellire i processi burocratici, così da agevolare la voglia e il bisogno di fare impresa del nostro Paese che, potendo contare su finanziamenti europei per oltre 250 miliardi di euro, potrebbe tornare a investire in grandi opere facendo segnare una forte ripresa.
Per quanto riguarda il Decreto Rilancio, infatti, Di Amato fa notare come questo strumento possa essere utile e funzionale in una situazione emergenziale, ma non può andare oltre. Una delle problematiche strutturali di questo piano per la ripresa è stata l’assenza ai tavoli di discussione degli imprenditori, figure che avrebbero potuto formulare proposte concrete per la ripartenza dell’economia del nostro Paese.
Altro aspetto relativo alla gestione dell’emergenza Coronavirus è, infine, quello della gestione della Fase 2: la politica avrebbe dovuto sì ascoltare il parere tecnico della comunità scientifica, riservandosi però l’onere e la necessità di prendere le decisioni più importanti, comprese quelle relative alla possibilità di riaprire o meno le aziende.
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