di Stefano Sansonetti
Porto girevole, si potrebbe dire facendo una battuta. Il fatto è che negli ultimi tempi sembra delinearsi una relazione molto stretta tra Autorità portuali, che sono enti pubblici, e società private che hanno a che fare a vario titolo con esse. Nei giorni scorsi ha avuto risalto la vicenda di Luigi Merlo, dal 2008 al 2015 presidente del Porto di Genova, poi dal gennaio 2017 capo degli affari istituzionali del gruppo crocieristico Msc. Un passaggio che è stato recentemente censurato dall’Anac di Raffaele Cantone, il quale ha ritenuto applicabile l’art. 53, comma 16 ter, del dlgs 165/2001. Secondo la norma in questione “i dipendenti che negli ultimi tre anni di servizio hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni”, “non possono svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell’attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri”. Merlo, che è stato anche consulente al ministero delle infrastrutture per Graziano Delrio, dal canto suo ha già detto che farà ricorso al Tar ritenendo non applicabile la disposizione. In attesa di capire quel che sarà, però, si può notare che il caso delle porte girevoli non riguarda solo Merlo.
I NOMI. Si prenda il caso di Galliano Di Marco, dal dicembre del 2016 direttore generale della Venezia Terminal Passeggeri, la società che gestisce l’enorme traffico passeggeri del Porto di Venezia. Si dà il caso che Di Marco, dal 2012 al 2016, sia stato presidente dell’Autorità portuale di Ravenna. Poco dopo, come detto, è approdato alla Venezia Terminal Passeggeri, che però è una società a forte componente privata, che vede come azionisti indiretti tutti i principali gruppi crocieristici mondiali. Il 53% della società, infatti, fa capo alla Apvs srl, la quale a sua volta appartiene per il 51% alla Veneto Sviluppo, Finanziaria dell’omonima Regione. Il restante 48% è invece da ricondurre alla Venezia Investimenti, dietro alla quale ecco spuntare i colossi privati Carnival, Msc, Royal Caribbean e Global Ports (ciascuno con il 25 per cento). Altro caso finora sfuggito ai radar è quello di Claudia Marcolin, che dal 2012 al 2016 ha ricoperto l’incarico di segretario generale dell’Autorità portuale di Venezia. Pochi giorni fa, però, è diventata top manager di una società quotata in Borsa, Dba Group, che svolge numerosi lavori per le stesse Autorità portuali. Dal bilancio 2016, per dire, risulta che la controllata Dba Progetti Spa ha lavorato allo sviluppo di reti di stoccaggio del gas liquido “con particolare riferimento ai contesti portuali” di Genova, La Spezia, Livorno, Ravenna e Venezia. Sempre dal bilancio si apprende un lavoro di installazione di sensori per l’impatto ambientale nel Porto di Bari. Insomma, anche questi sono casi che, se proprio non dovessero rientrare nell’applicazione del dlgs 165/2001, porrebbero come minimo una questione di opportunità dei passaggi dal pubblico al privato.
DAI MINISTERI. Dalla segreteria del ministro dei trasporti al vertice dell’associazione che rappresenta il mondo dei traghetti e della logistica in generale. Protagonista di questo passaggio, a suo modo uno dei tanti esempi di balzo dal pubblico al privato, è Marcello Di Caterina, ex deputato del Pdl, poi ripescato dall’allora ministro Maurizio Lupi come capo della segreteria particolare. Un incarico che Di Caterina ha ricoperto grosso modo dal 2013 al 2015. In tempi più recenti, più precisamente nell’ottobre del 2016, lo stesso ex deputato è stato nominato direttore generale dell’Alis, che sta per Associazione logistica dell’intermodalità sostenibile. Presieduta da Guido Grimaldi, erede della famiglia che ha fondato la società dei traghetti Grimaldi Lines, Alis vede tra i suoi associati anche la Caronte & Tourist e altre società interessate al trasporto marittimo (ma non solo). Un lobby giovane, nata nel 2016, e subito affidata alle cure di un ex “ministeriale”.