Nulla di nuovo sotto il cielo e in mezzo al mare. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sta facendo rivivere all’Italia e agli oltre mille migranti bloccati da giorni sulle navi Ocean Viking, Geo Barents (entrambe bandiera norvegese), Humanity1 e Rise Above (tedesche), al largo della Sicilia, fuori dalle acque italiane, un film già visto ai tempi in cui al Viminale spadroneggiava Matteo Salvini.
Nessun porto ha concesso per lo sbarco Piantedosi come nessun porto concedeva il leader leghista. Un divieto che porta l’Italia a un braccio di ferro con l’Europa e i suoi Stati membri. E se Salvini ha preso di mira il paese di bandiera di due navi (“Dove dovrebbe andare una nave norvegese? Semplice in Norvegia…”) ieri da Oslo è arrivato un secco no a farsi carico dei migranti a bordo di navi private o di Ong battenti la sua bandiera nazionale. Lo ha precisato l’ambasciatore norvegese a Roma, Johan Vibe.
Il gran rifiuto
“La Norvegia non ha alcuna responsabilità ai sensi delle convenzioni sui diritti umani o del diritto del mare per le persone imbarcate a bordo di navi private battenti bandiera norvegese nel Mediterraneo”, ha affermato l’ambasciatore, specificando che la responsabilità principale del coordinamento del lavoro per garantire un porto sicuro per coloro che si trovano in pericolo in mare ricade sullo stato responsabile dell’area di ricerca e soccorso in cui è stata prestata tale assistenza.
E anche la Germania qualche giorno fa aveva risposto picche all’Italia intimando, però, al governo italiano di prestare velocemente soccorso ai migranti sulla nave Humanity1. Parigi intanto si fa avanti e garantisce che assieme a Berlino è pronta a farsi carico di accogliere parte dei migranti presenti sulle navi ma che prima è necessario che il nostro Paese consenta loro di sbarcare.
Il ministro francese dell’Interno, Gérald Darmanin, “non ha alcun dubbio” sul fatto che l’Italia “rispetterà il diritto internazionale”, accogliendo in uno dei suoi porti la nave umanitaria Ocean Viking della ong Sos Méditerranée, bloccata in mare con 234 migranti a bordo. “Il diritto internazionale è molto chiaro: quando una barca chiede di accostare con dei naufraghi a bordo, è il porto più sicuro e più vicino che deve accoglierla. Nello specifico, l’Italia”, ha detto il ministro.
“Abbiamo detto all’Italia, lo abbiamo detto con la Germania, che se quest’imbarcazione (la Ocean Viking, ndr) verrà accolta dall’Italia, accoglieremo una parte dei migranti, delle donne e dei bambini, perché l’Italia non abbia da sola il fardello di questi arrivi”. Che è il teorema peraltro affermato da Bruxelles: prima bisogna far sbarcare i migranti e poi si potrà chiedere agli Stati membri che partecipano al meccanismo di redistribuzione volontaria di accoglierli.
E non viceversa come vorrebbe invece l’Italia di Meloni e Piantedosi. Ovvero chiedere agli Stati di bandiera di far avanzare ai migranti salvati richiesta di asilo a bordo delle navi in modo tale da radicare la competenza sulla loro gestione in capo a quei Paesi e consentire, solo dopo, lo sbarco nei porti italiani più vicini. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadisce la linea dura: “Non abbiamo un problema con la Germania, ma con le navi che devono rispettare le regole. E la regola è che se le navi vogliono entrare nelle acque territoriali italiane dobbiamo sapere chi c’è a bordo”.