“Le magnifiche sorti e progressive” che attendono il nostro Paese grazie anche alle poderose riforme messe in campo dal governo Draghi con il Piano nazionale di ripresa e resilienza che digitalizzerà, sburocratizzerà e semplificherà ogni cosa – in pratica che dovrebbero servire a svecchiare e togliere un po’ di muffa – pare proprio che dalle parti di Viale Mazzini siano un’utopia. Neanche il super Ad Carlo Fuortes, presentato come l’uomo della Provvidenza che non “presenterà mai un budget previsionale in perdita”, “libererà risorse per spingere sul digitale” e dulcis in fundo, “garantirà un’informazione plurale, completa e imparziale”, nulla ha potuto contro colui che incarna perfettamente l’antico spirito siciliano (“Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”) ma in realtà vizio italico non riconducibile alla sola “sicilianità”, magistralmente descritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo: l’immarcescibile Bruno Vespa.
UN PICCOLO CLUB. Evidentemente non soggetto all’usura del tempo, ai gusti del pubblico che cambiano, allo share che inevitabilmente ne risente, ai nuovi format che avanzano e alle nuove leve del giornalismo che sgomitano, la sua creatura – Porta a Porta – si appresta ad andare in onda anche in questa stagione televisiva. Nell’Anno del Signore 2021, dopo ben 27 anni dalla prima puntata, trasmessa su Rai Uno il 22 gennaio 1996, sempre con la stessa formula e la stessa collocazione all’interno del palinsesto, dunque, anche stasera si svolgerà lo stanco rituale, il solito talk, la paludata vetrina irrinunciabile per politici (preferibilmente big, ministri e leader di partito, astenersi peones e wannabe).
Tutto è rimasto immutato negli anni, quasi mummificato, sotto naftalina: dalla scenografia (parzialmente rinnovato lo studio però, con più sedute…) al regista, dagli autori storici alla sigla, che poi è la colonna sonora del film Via col vento, ma in questo caso via non c’è andato nessun, se non gli spettatori. Negli anni le serate sono passate da quattro a tre alla settimana con grande disappunto del 77enne giornalista, in forze al servizio pubblico dal 1962 e pensionato con contratto di collaborazione, che ebbe all’epoca a lamentarsene non poco.
Del resto pure ieri, in conferenza stampa con il direttore della rete ammiraglia Stefano Coletta e il suo vice Giovanni Anversa, è arrivata una frecciata: “Siamo alla stagione numero 27 – ha sottolineato Vespa – siamo una corazzata che qualche volta si trasforma in un vascello pirata. Purtroppo siamo sempre penalizzati dall’orario tardivo. L’anno scorso abbiamo avuto 39 serate cominciate a cavallo della mezzanotte, prima di noi durante la settimana vanno in onda 25 trasmissioni informative in prima serata, quindi Porta a Porta deve puntare molto sull’approfondimento”.
Tempi duri, Vespa si sente penalizzato. Ma, fresco vincitore del Premio intitolato allo storico Dg Biagio Agnes, istituito nel 2009 dalla neo consigliera del Cda Rai – la figlia Simona Agnes – e la cui giuria è presieduta dall’amico e concittadino Gianni Letta, trova tutto il conforto del direttore Coletta (“Quella di Porta a Porta è una squadra straordinaria: quando guardo la trasmissione ne esco con una comprensione non fumosa ma con chiarezza di dati informativi e di aggiornamenti continui”). Almeno ne Il Gattopardo “Si erano anche viste due o tre facce forestiere insediate nella taverna di zzu Menico dove decantavano le ‘magnifiche sorti e progressive’ di una rinnovata Sicilia unita alla risorta Italia”.