Si torna a parlare del Ponte sullo Stretto e il governo ripete che l’opera è strategica e necessaria. Alfio Mannino, segretario generale Cgil Sicilia, è d’accordo?
“Assolutamente no. Noi abbiamo tantissime altre priorità perché oggi il diritto alla mobilità dei siciliani, tra e per la Sicilia, viene costantemente negato. Questo perché tratte ferroviarie o anche autostradali, comprese quelle che collegano realtà importanti come Catania-Palermo, sono inesistenti o comunque fatiscenti. Inoltre le faccio notare che parliamo di una quantità enorme di risorse per realizzare il Ponte ed è ormai chiaro che il Governo non è in condizione di mettere sul piatto 13-14 miliardi di euro ma addirittura deve spalmare il costo dell’opera su più annualità e attingere a risorse già destinate alla Sicilia e al Mezzogiorno per la riduzione del gap infrastrutturale. Come Cgil, mettendo in campo uno studio molto dettagliato, abbiamo sempre detto di ritenere il costo di quest’opera molto significativo e lo diciamo avendo in mano solo la progettazione definitiva e non quella esecutiva che probabilmente comporterà ulteriori aggravi di spesa. Per questo abbiamo proposto di realizzare interventi di infrastrutturazione dello Stretto provando a mettere in campo quelle tecnologie innovative su cui possiamo contare già oggi. Parliamo, ad esempio, di navi che possono imbarcare un Frecciarossa senza problemi. Si tratterebbe di interventi che proponevamo di realizzare grazie al Pnrr. Poi, una volta costruite queste infrastrutture, potremo valutare se il Ponte ha ancora una valenza oppure se è un investimento superfluo. In ultimo faccio presente che Ponte o non Ponte, ormai 2/3 dei passeggeri si muovono dalla Sicilia verso le altre regioni con l’aereo. Ed è per questo che chiediamo una legge sulla continuità territoriale che consenta l’abbattimento delle tariffe aeree”.
Sia in Calabria che in Sicilia strade e autostrade presentano problemi. Ma se non si migliora la viabilità, l’opera non rischia di diventare inutile?
“Sarebbe una cattedrale nel deserto. Se oggi realizziamo un Ponte per consentire a un Frecciarossa di attraversare lo Stretto, poi quel treno non potrà mai arrivare da Messina a Catania o Palermo perché non abbiamo né il doppio binario né una rete elettrificata. E il resto della rete ferroviaria siciliana non è messa meglio. Il tema vero è che non abbiamo e continueremo a non avere le infrastrutture complementari in grado di assorbire quelle che il Ponte potrebbe determinare in termini di opportunità di attraversamento. Si. Sono e siamo preoccupati che questa infrastruttura vedrà solo la sua inaugurazione ma mai la sua fine perché è forte la sensazione che la situazione si stia sviluppando un po’ alla carlona. Lo dico perché non c’è ancora il progetto esecutivo ma già si parla di avviare i lavori a luglio e non c’è alcuna certezza del costo. Il nostro timore è che finiremo per buttare risorse e alla fine l’opera non si realizzerà se non fra venti o trent’anni, con l’ulteriore beffa che nel frattempo il resto del sistema infrastrutturale sarà addirittura peggiore di quello che c’è oggi”.
L’opera imponente costerà, secondo diverse stime, almeno 13,5 miliardi di euro. Quale sarà l’effetto del Ponte sui conti regionali?
“L’impatto sarà drammatico. Il governo ha chiesto una compartecipazione alla Regione per 1,2 miliardi di euro. Parliamo di una cifra enorme visto che complessivamente i fondi strutturali 2021-2027 per la Sicilia, da qui al 2027, sono appena 6 miliardi”.
Salvini ha cambiato spesso idea sul numero di posti di lavoro creati dal Ponte. Prima ha parlato di 120mila, poi 100mila e ora 50mila. Qual è la realtà?
“Sono cifre campate in aria. Dalle nostre stime non si va oltre le 20mila unità e comunque parliamo di attività lavorative temporanee che non copriranno i sei anni necessari a realizzare l’opera. Per creare 20mila posti di lavoro e più, basterebbe accelerare l’accordo di programma quadro tra Regione e Rfsi per definire tutti i cantieri della Catania-Palermo-Messina e definire gli investimenti sugli interporti. Non chiediamo la luna perché sono investimenti già previsti e promessi da anni”.
Intanto il Ponte sta spaccando la maggioranza con Schifani che parla di “scippo di fondi regionali” accusando Salvini e il collega Occhiuto che si schiera con il ministro…
“Questa vicenda presenta parecchi lati oscuri. Va detto che se da un lato Schifani ha dichiarato che lui non aveva assunto questo impegno ed effettivamente non c’è alcuna delibera di giunta, dall’altro a noi risulta l’esistenza di un lettera d’intenti in cui la Regione si impegnava a mettere 1 miliardo dal Fondo di sviluppo e coesione e ulteriori 200 milioni di euro che si impegnava a prendere dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Probabilmente Schifani ha fatto retromarcia perché deve aver capito che questo accordo è dannoso per la Sicilia che, a conti fatti, avrebbe dovuto tagliare moltissimi progetti vitali per la Regione”.