“Il futuro di Matteo Salvini è appeso alla costruzione di un ponte”, titola Politico, testata internazionale che si occupa di cose europee. Ma c’è un piccolo problema: il ministro delle Infrastrutture dimostra di non leggere nemmeno i documenti del suo ministero.
La stampa internazionale deride Salvini smentito dai documenti del suo ministero relativi al Ponte sullo Stretto
“All’inizio di marzo Matteo Salvini è salito su una ruspa per aprire il terreno per un nuovo ponte”, scrive Politico, in “un cantiere benedetto da un prete” e promettendo che in caso di ritardi “sarà lui stesso a piantare una tenda per protestare contro i ritardi”. Il leader italiano agli occhi della stampa europea viene descritto come “l’Orbán italiano” che “spera di poter avere successo dove Benito Mussolini e Silvio Berlusconi hanno fallito lanciando il progetto di costruzione entro giugno, rinvigorendo la sua leadership politica sgretolata lungo la strada”. Segue nell’articolo l’elenco dei deludenti risultati elettorali raccolti fin qui.
Il ministro deriso sul palcoscenico internazionale però rilancia. Ospite della trasmissione Cinque minuti su Rai Uno lo scorso 24 aprile ha annunciato che “gli studi della Società Stretto di Messina calcolano che dall’apertura del cantiere del ponte sullo Stretto saranno creati 120 mila posti di lavoro”. È falso, ovviamente. La difficoltà del leader leghista con la gestione dei numeri ormai è cronicizzata. I 120mila posti di lavoro erano una declamazione che risale a un anno fa. Poi i 120 mila sono diventati 100 mila, poi 50 mila, poi 40 mila, fino ad “alcune decine di migliaia”. Il 24 aprile siamo tornati al punto di partenza, 120 mila. Stamattina nell’intervista al Corriere della sera di nuovo a 100 mila.
Il leader italiano agli occhi della stampa europea viene descritto come “l’Orbán italiano”
Ma dove li prende i numeri il ministro Salvini? La risposta è peggio di quanto si possa immaginare. Come sottolinea Pagella Politica a marzo la Società Stretto di Messina ha presentato il progetto del ponte sullo Stretto in un’audizione alle Commissioni Ponte dei comuni di Messina (Sicilia) e Villa San Giovanni (Calabria). Tra le slide della presentazione, ce n’è una dedicata agli impatti che la realizzazione del “collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria” potrebbe avere sull’occupazione. La Società Stretto di Messina ha stimato che la costruzione del ponte richiederà 30 mila unità lavorative annue (abbreviate con la sigla “ULA”) per quanto riguarda il lavoro diretto e 90 mila ULA per quanto riguarda il lavoro indiretto e quello indotto. Salvini ha sommato le due cifre, sbagliando.
Come spiega Pagella Politica le unità di lavoro annuo non corrispondono al numero di occupati: “un’unità di lavoro annuo rappresenta infatti la quantità di lavoro svolta da una persona impiegata a tempo pieno per un intero anno”. In base alle tempistiche stimate dalla Società Stretto di Messina, il cantiere del ponte durerà almeno sette anni. Da qui viene il numero dei “4.300 occupati in media nel periodo di costruzione del ponte” indicato dalla Società Stretto di Messina: bisogna dividere le 30 mila ULA per sette.
È falso che per realizzare il Ponte di Messina saranno creati 120 mila posti di lavoro
La stessa Società stima un picco di “7 mila occupati” durante la costruzione del ponte sullo stretto. Insomma, lo scrive la stessa società incaricata dal ministro: i lavoratori impiegati alla costruzione del ponte sono molti molti molti meno. Se riteniamo attendibili le cifre date dalla società che dovrebbe costruire l’opera i numeri sventolati dal ministro sono una panzana che non si ritrova da nessuna parte. Siamo nel campo della fantasia moltiplicata per questioni elettorali. Un terreno sdrucciolevole che non lascia ben sperare per la costruzione di un ponte lungo tre chilometri. Soprattutto se la carriera di Salvini è appesa lì.
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