“Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”. È quanto ha detto l’ex Ad della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, Gianni Mion, al processo per il crollo del Ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime).
L’ex Ad di Edizione Gianni Mion ha ammesso oggi che Autostrade era a conoscenza da otto anni che il Ponte Morandi rischiava di crollare
La rivelazione fatta oggi da Mion è riferita a una riunione del 2010, ovvero otto anni prima del crollo del Ponte Morandi. “Man mano che i test venivano validati da società esterne al gruppo – ha detto, invece, l’attuale ad di Aspi, Roberto Tomasi – ci rendemmo conto che in precedenza erano stati attribuiti coefficienti di rischio ad alcune opere decisamente inferiori allo stato effettivo dell’infrastruttura stessa. In alcuni casi rilevammo un incremento anche del 200%. I comportamenti di alcuni dipendenti di Spea Engineering erano inaccettabili. Non la ritenevamo affidabile, per questo ci rivolgemmo all’esterno”.
Tomasi: “Nel 2020 abbiamo visto un incremento dei coefficienti di rischio anche di oltre il 200% rispetto a quelli rilevati da Spea, mentre nel 2019 era del 50%”
“Nel 2020 abbiamo visto un incremento dei coefficienti di rischio anche di oltre il 200% rispetto a quelli rilevati da Spea mentre nel 2019 era del 50%” ha spiegato Tomasi sentito come teste nel corso del processo per il crollo del Morandi non essendo né indagato né imputato nell’ambito del processo per il crollo del Ponte Morandi.
Spea era la società controllata da Aspi che si occupava della sorveglianza. Tomasi ha parlato del cambio di passo di Aspi dopo il suo arrivo come amministratore delegato e direttore generale di Aspi. “Dall’inizio del mio mandato – ha aggiunto l’Ad di Autostrade -, nel febbraio 2019, come Ad del gruppo Aspi, ho messo tutto il mio impegno per attuare un grande piano di trasformazione aziendale, rinnovando il management e cambiando radicalmente le modalità di monitoraggio e manutenzione della infrastruttura, anche grazie all’adeguamento delle normative che ci ha consentito di rafforzare la nostra azione. Attualmente il piano prosegue a pieno regime su tutta la rete nazionale. Il cambio di passo aziendale è un elemento riconosciuto anche in questa sede”.
“Il livello di degrado della rete era sostanzialmente peggiore di quanto era emerso da ispezioni di Spea”
“Il livello di degrado – ha aggiunto Tomasi – della rete era sostanzialmente peggiore di quanto era emerso da ispezioni di Spea. Nel 2019 si era partiti con la verifica di 33 opere con due società esterne poi si è passati a 66. Ma vedendo la non omogeneità dei punteggi abbiamo esteso i controlli a tutta la rete”.