Autostrade per l’Italia e Spea, la sua controllata che si occupava delle manutenzioni, hanno chiesto al collegio del tribunale di Genova, nell’ambito del processo sul crollo del Ponte Morandi in corso a Genova, di escludere le due società dalla responsabilità civile, e, dunque, da eventuali risarcimenti in caso di condanna.
Clamorosa richiesta dei legali di Autostrade per l’Italia e Spea al processo per il crollo del Ponte Morandi di Genova
Tutto questo vuol dire che a risarcire i danni, se i giudici accoglieranno la richiesta dei legali delle due società, saranno solo gli imputati eventualmente condannati. La circostanza è emersa oggi nel corso dell’udienza del processo sulla tragedia del viadotto Polcevera il cui crollo, il 14 agosto del 2018, provocò 43 vittime.
I legali delle due società avevano già formulato a dicembre 2021 una richiesta analoga – respinta poi dal gup – nell’ambito dell’udienza preliminare, con la motivazione di non aver partecipato all’incidente probatorio sulle cause del crollo (trovandosi, di fatto, di fronte a prove già acquisite). Ad aprile, Aspi e Spea hanno invece entrambe patteggiato, pagando una cifra intorno ai 30 milioni di euro.
Il pm Terrile: “Con questi numeri questo processo non si può fare, non avrà fine”
“Milleduecentoventotto testi (tra accusa, difesa e parti civili, ndr), con 59 imputati e parti civili, con un potenziale di quasi 150 mila tra esami e contro esami. Con questi numeri questo processo non si può fare, non avrà fine diversa da quella che sopraggiunge per l’estinzione dei reati”. Ha detto il pm Massimo Terrile, che rappresenta l’accusa insieme al collega Walter Cotugno, nel maxi processo per il crollo di Ponte Morandi.
Il magistrato stamane, nel corso dell’udienza odierna, si è detto favorevole all’eliminazione di Aspi e Spea come responsabili civili (e contrario all’ammissione di nuove parti civili, ndr), motivando la posizione alla luce dei numeri presentati, “con approccio pragmatico che non contrasta con le norme processuali, volto a snellire il procedimento”, che deve avere come “obiettivo primario” la valutazione e il pronunciamento di colpevolezza o innocenza degli imputati, e non “liquidare i danni alle parti danneggiate”.
Parti che, ha evidenziato Terrile, “sono potenzialmente illimitate. È ragionevole un processo così?” ha chiesto lo stesso pm, aggiungendo che auspica “l’interesse a supportare la parte pubblica nel dimostrare la responsabilità degli imputati”.
Per quanto riguarda il numero dei testi, il pm ha precisato che non si fa riferimento “ai testi dedotti da pm e difese, su cui spetterà al tribunale di valutare se ci sono sovranbondanze”. Con questa posizione il magistrato ha aggiunto di non voler “sminuire il danno patito dalle parti danneggiate, ma non e’ il processo penale” la sede in cui trattare queste posizioni.