Luca Poniz è il nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Il pm di Milano, espressione della corrente progressista Area, fino alle dimissioni di Pasquale Grasso ricopriva l’incarico, all’interno del sindacato delle toghe, di vice presidente. Giuliano Caputo di Unicost è stato, inoltre, confermato segretario, come vice è stato scelto, invece, Cesare Bonamartini di Autonomia e indipendenza. “La mia elezione – ha detto il neo presidente dell’Anm – è un onore ma anche un onere visto il momento così delicato. La difficoltà viene dopo, la giunta nasce su una crisi di credibilità, quindi è un compito complicato e che si basa sulla riflessione aperta tra la magistratura e i rapporti di potere”.
“Per un magistrato che si candida – ha detto Poniz parlando di magistratura e politica -, una volta fatta, questa scelta deve essere irreversibile. Ho notato in questi anni maggiore attenzione dei magistrati all’approdo della propria carriera, una corsa a coronarla. Credo che le ambizioni debbano recere ad altri valori. I rapporti con la politica sono origini di alcuni mali. E’ necessaria una riflessione. Abbiamo già da tempo chiesto al legislatore di legiferare sull’accesso alla politica dei magistrati ma siamo rimasti inascoltati su alcuni passaggi”.
“Mi rifiuto di credere che queste situazioni siano usuali – ha aggiunto Poniz parlando del caso Palamara e dello scandalo nomine – , se emergessero situazioni identiche per il passato sarebbero identicamente censurabili. Quello che è successo – ha sottolinea ancora – non c’entra nulla con il rapporto tra politica e magistratura, è una patologia di questo rapporto”.
“Il principio di trasparenza di una indagine – ha aggiunto il presidente dell’Anm -, in questo caso ancora più urgente perché riguarda dei magistrati, non dovrebbe focalizzare l’attenzione sul modo in cui l’indagine è fatta e sul fatto che la stessa possa casualmente aver intercettato qualcuno: oggi l’attenzione è sull’urgenza della trasparenza, sul fatto che è stata fatta. Questo oggi è il problema principale: se parliamo di questione morale della magistratura mi sento di dire che questo dimostra che la magistratura non fa sconti a nessuno, neanche ai propri colleghi”.
“Tutti i magistrati credono che il confronto tra politica e magistratura avvenga nelle sedi proprie – ha aggiunto Luca Poniz -, questo non significa che non possano esserci riunioni dove si parlano. Quello che le indagini di Perugia hanno rivelato è altro: non c’entra nulla il rapporto tra politica e magistratura. A quell’incontro c’erano persone che non avevano strettamente titolo per parlarne, questo risulta anche dalle incolpazioni disciplinari già elevate dal pg, non vorrei che si facesse confusione di piani. Se altre indagini avessero rivelato identiche situazioni sarebbero state sempre identicamente illecite. Non ho possibilità di vaticinare sul passato, ma mi rifiuto di credere che queste situazioni siano usuali e se lo sono state andrebbero colpite identicamente”.