Altro che amici. Matteo Salvini non ha fatto quasi in tempo a risalire sull’areo e tornare a Roma che ha subito ricevuto un sonoro ceffone dal segretario di Stato americano, Mike Pompeo, e sul tema per lui più sensibile: i migranti. A Washington grandi sorrisi e pacche sulle spalle. Salvini ha assicurato allo stesso Pompeo che il legame dell’Italia con gli Usa è fortissimo, prendendo posizione anche contro l’Iran. E soprattutto ha specificato che in Europa nessuno meglio di Roma può farsi interprete delle esigenze a stelle e strisce. In perfetta linea dunque con l’amministrazione Trump. Ecco però che proprio Pompeo ha bocciato l’Italia sulla gestione dei migranti, nonostante i Decreti Sicurezza di cui Il Capitano va particolarmente fiero.
Nel lungo rapporto presentato, il segretario di Stato americano ha sostenuto che “il governo italiano non soddisfa pienamente il minimo standard per l’eliminazione della tratta”. Gli sforzi fatti, ha aggiunto, “non sono stati importanti e non al livello del rapporto precedente”. E nonostante “l’impegno del governo per spezzare gli anelli di traffico in Italia, c’è stato un calo nel numero di arresti e indagini sulla tratta rispetto al precedente periodo di riferimento”. In pratica ha accusato Salvini di aver fatto peggio del suo predecessore, il dem Marco Minniti. Il colpo peggiore per il ministro dell’interno e capo della Lega, che ha puntato tutto sul prima gli italiani e porti chiusi.
Inoltre, a penalizzare il ranking di Roma, secondo Pompeo, vi è anche la scarsa valutazione “dei rischi da parte del governo per le potenziali vittime prima delle procedure di rimpatrio forzato e di espulsione”. Così come “non è stata fornita la protezione legale per atti illeciti che le vittime hanno commesso sotto costrizione dei trafficanti”. Per questo “l’Italia è stata declassata al livello 2”: fuori dal gruppo dei virtuosi. La trasferta di Salvini a Washington sembra aver sortito pessimi effetti.