Sottovalutata per troppi anni, fino a farla diventare l’organizzazione mafiosa più potente d’Italia, la ‘ndrangheta ha ora ricevuto il colpo più duro mai subito sinora. Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, da sempre in prima linea contro il crimine calabrese, ha inviato 479 avvisi di garanzia ad altrettanti indagati nell’inchiesta denominata Rinascita-Scott dopo i 334 arresti compiuti il 19 dicembre scorso. Si profila così un maxi processo a boss e gregari, ritenuti coinvolti in un traffico imponente di droga importata dall’Albania e dal Brasile e utilizzata per inondare di sostanze stupefacenti le piazze di spaccio calabresi, siciliane, toscane e piemontesi. Un maxi processo in cui l’Antimafia ha però anche squarciato il velo su una serie di rapporti opachi e inquietanti tra clan, professionisti, appartenenti alle forze dell’ordine e politici di primo piano, con un ruolo notevole della stessa massoneria.
LE INDAGINI. L’inchiesta del procuratore Gratteri si è concentrata sulle cosche del vibonese, a partire dai Mancuso di Limbadi, in ottimi rapporti con i De Stefano di Reggio Calabria e i Piromalli di Gioia Tauro, a capo del “crimine” della provincia di Vibo Valentia, con compiti di collegamento con la provincia di Reggio e il crimine di Polsi, il vertice assoluto della ‘ndrangheta unitaria. Indagini che hanno portato i carabinieri a scavare sui rapporti tra malavitosi, politici, professionisti e rappresentanti infedeli delle istituzioni, in molti casi legati tra loro dal collante della massoneria deviata. Tra gli indagati cosiddetti eccellenti c’è l’avvocato Giancarlo Pittelli, penalista ed ex parlamentare di Forza Italia, poi passato tre anni fa a Fratelli d’Italia, accusato di concorso esterno dopo che era stato arrestato nel dicembre scorso con l’accusa di associazione mafiosa.
Indagati inoltre l’ex sindaco, di Pizzo ed ex presidente di Anci Calabria, Gianluca Callipo, eletto col Parito democratico, l’ex consigliere regionale dem Pietro Giamborino, accusato di associazione mafiosa, il segretario regionale del Psi, Luigi Incarnato, accusato di corruzione elettorale, e l’ex consigliere e assessore regionale del Pd, Nicola Adamo, sottoposto a dicembre al divieto di dimora, misura poi revocata dallo stesso gip, accusato di traffico di influenze. La figura considerata centrale nell’inchiesta è comunque Pittelli, definito dal giudice per le indagini preliminari un “affarista massone dei boss della ‘ndrangheta calabrese”, che “mette a disposizione le sue conoscenze in Italia e all’estero per consentire il radicamento e la forte penetrazione della ‘ndrangheta in ogni settore della società civile”.
LO SCENARIO. Gli indagati hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati e presentare memorie. Poi la Direzione distrettuale antimafia potrà chiedere i rinvii a giudizio. E il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha già espresso l’auspicio di veder celebrare l’udienza preliminare verso la fine di luglio. Mancano tra l’altro strutture idonee ad accogliere un così alto numero di indagati e avvocati difensori. Deve quindi ancora essere stabilito dove si celebrerà l’udienza, ma con ogni probabilità verrà allestita una tensostruttura nel cortile del carcere catanzarese di Siano, anche se successivamente dovrà essere individuata una sede stabile, che potrebbe essere un edificio nelle adiacenze del Tribunale per i minorenni. Il maxi processo alla ‘ndrangheta sta per partire.