Per la formazione del nuovo Governo all’orizzonte si vede una strada stretta e in salita, che alla fine potrebbe addirittura essere senza via d’uscita. Il che vorrebbe dire solo una cosa: il ritorno al voto. Ne è convinto Luigi Di Gregorio, docente di Scienza politica all’Università della Tuscia di Viterbo e di Comunicazione Politica presso il master in Leadership politica alla Luiss di Roma: “Siamo agli antipodi del famoso motto andreottiano secondo il quale il potere logora chi non ce l’ha. Stando così le cose, mettere insieme una maggioranza rabberciata non conviene a nessuno, sapendo che chi sta all’opposizione se ne avvantaggerebbe… ”.
Insomma, professore: cosa dobbiamo aspettarci?
“Credo che gli scenari ipotizzabili siano due. Il primo: un Governo transitorio per fare una nuova legge elettorale, ma con la più ampia maggioranza possibile. Il secondo: il ritorno alle urne, anche con quella in vigore”.
Comunque vada sarà una legislatura breve, mi pare di capire. Non c’è nessun’altra ipotesi possibile?
“Per carità, mettere fine anticipatamente a una Legislatura non è mai semplice, ma le distanze in campo tra le forze politiche sono significative. A ciò si unisce un ulteriore elemento, e cioè che pur formando una maggioranza ‘disomogenea’, M5s-Lega per fare un esempio, oltre a non andare comunque lontano i contraenti del patto rischierebbero di trarne più danni che vantaggi, snaturandosi ognuno a proprio modo. Le attuali dinamiche, come l’esperienza di Renzi insegna, dimostrano che ad essere logorate non sono più tanto le forze che stanno all’opposizione ma quelle di Governo. Ecco perché paradossalmente non conviene cercare a tutti i costi una soluzione. Da qui l’ipotesi di tornare al voto se Mattarella non riuscirà a dipanare la matassa”.
Eppure, è difficile pensare che chi ha conquistato il seggio se lo lasci sfuggire così. Brunetta ha evocato i responsabili: scenario realistico?
“Storicamente, i Governi ‘a peso’ sono sempre deleteri per chi si trova a guidarli. I seggi che mancano alla coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni sia alla Camera sia al Senato sono considerevoli: qualora dovessero anche trovare parlamentari disposti a passare dall’altra parte, i Cinque Stelle avrebbero vita facile nel gridare all’inciucio e, nel momento in cui l’Esecutivo dovesse cadere anticipatamente, Di Maio & C. raccoglierebbero percentuali di molto superiori rispetto a quelle prese stavolta. Per usare una frase fatta, il gioco non vale la candela”.
E una soluzione terza, il famoso Governo tecnico o del presidente?
“Del presidente forse sì, ma solo con l’obiettivo di riscrivere ed approvare una nuova legge elettorale e con un’ampia maggioranza, della quale credo che i grillini non farebbero parte”.
Tecnico, in stile Mario Monti per intenderci, nemmeno?
“Lo escluderei. Quel Governo nacque sull’onda di una situazione economico-finanziaria difficilissima, oggi non è più così e perciò non lo appoggerebbe nessuno. Anche perché ormai, nel percepito dell’opinione pubblica, il Governo tecnico è una specie di forza del male…”.
Le dimissioni annunciate da Renzi solo dopo le consultazioni sono uno sgarbo istituzionale?
Mi è sembrato un passo indietro sui generis. Ha detto che lo farà dopo la formazione del Governo, forse perché ha la quasi certezza che il Governo non si farà…?”.
Tw: @GiorgioVelardi