Da una parte il calo sui social di pagine che fino a qualche tempo fa collezionavano incetta di like e follower a cominciare da quella del Movimento cinque stelle, dall’altra il flop di Matteo Salvini ospite domenica di Barbara D’Urso. A quanto pare, la politica urlata, quella sensazionalista – quella che per intenderci ama i caratteri cubitali sui social e i facili slogan in Tv – ha stancato. Ed è un dettaglio (se così si può chiamare) che fa il paio con un altro aspetto: la crescita esponenziale sui social di Giuseppe Conte, figura che si muove decisamente su altri stili comunicativi.
“C’è da dire – spiega il massmediologo Klaus Davi, interpellato da La Notizia – che Conte ha un bacino di consenso non da poco: piace non solo a gran parte dei Cinque stelle, ma anche al Pd: è riuscito a vendere l’idea che sia stato ‘costretto’ a governare con Salvini. E poi diciamocela tutti: a noi italiani piace fare bella figura e Conte incarna questa rappresentazione”.
In che senso?
È vero che noi in questo periodo odiamo l’Europa, però l’immagine che lui piaccia anche in quegli ambienti è importante.
Anche da qui nasce il suo consenso?
Assolutamente sì. Il premier oggi gode di un consenso superiore a quello del Governo. La narrazione leghista del “traditore” non è passata, perlomeno non ancora.
Che fine ha fatto la politica urlata?
L’urlato non ha più lo stesso effetto, specie in un periodo di confusione politica. Ma, in realtà, già negli ultimi mesi del Governo gialloverde c’erano segnali.
Cioè?
Lo si capisce anche dai talk: quelli pacati sono quelli che sono cresciuti di più. Parlo della Gruber, della Annunziata, della Palombelli: quei talk che certamente non si caratterizzano per urla e liti, ma per essere luoghi di discussione, magari anche animata, ma non sono talk urlati. Non è un caso che anche quando Salvini va lì è meno “radicale” del solito.
Una vittoria della discussione sullo slogan urlato?
Starei attento a pensare che il malcontento sia sopito: potrebbe riesplodere vista la crisi economica che continua a serpeggiare. E viste anche le continue immagini ai tg e sui social di sbarchi. Oggi (ieri, ndr) il ministro dell’Interno Lucrezia Lamorgese parla di grandi risultati ottenuti. Se guardo alla sfera del percepito, però, le immagini martellanti fanno tutte il gioco di Salvini.
Dove sbaglia, allora, Salvini?
Il limite di Salvini è proprio legato al suo stile. Non c’è costruzione. Non si capisce quale sia il disegno politico a tutt’oggi, quando all’opposizione sarebbe anche più facile costruire un’alternativa.
Quali sono le conseguenze di questo vuoto?
Il centrodestra sarà anche morto politicamente, ma nell’elettorato esiste. C’è una forte quota centrista nella società civile e Salvini non riesce a catturarla col suo stile.
E qui il passaggio a Renzi è inevitabile…
Le faccio una previsione in controtendenza: Renzi avrà la forza per costruire una base, ma qualcun altro se ne impossesserà. Renzi si è fortemente legato a una stagione che, paradossalmente, è già vintage.
Chi può raccogliere questo bacino?
Vedo proprio Conte come un concorrente di Renzi: è l’uomo che potrebbe interpretare un centro più radical, più social, con l’aiuto proprio dei Cinque stelle.
E il Movimento, per l’appunto?
Sono sempre stati dati per morti e invece sono ancora lì, belli solidi. Anche se credo che in futuro la scissione tra fondamentalisti e riformisti sarà inevitabile.