“La scuola e l’università devono essere la priorità, perché è lì che si formano le coscienze e chi ha coscienza non permetterà mai che accada nuovamente quel che è avvenuto con il nazifascismo in Italia”, per il presidente della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, il senatore del Movimento 5 Stelle Gianluca Perilli, è questa la soluzione per evitare che la Festa della Liberazione continui a dividere l’Italia anziché unirla. Negli ultimi giorni, infatti, si sono moltiplicate le prese di posizione che fanno diventare la ricorrenza del 25 aprile sempre più il terreno di scontro tra opposte fazioni. Con il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha definito comunisti coloro che partecipano alle celebrazioni.
Il 25 aprile è la festa della liberazione ma a distanza di oltre 70 anni ancora riesce a dividere anziché unire, perché? “E’ evidente che le ferite dell’occupazione nazifascista, a distanza di tanto tempo, non si sono ancora rimarginate e questo dà la misura dell’orrore vissuto da una intera nazione. E’ molto doloroso, ma significa che gli italiani non hanno dimenticato e non vogliono farlo, e questo è positivo perché la perdita della memoria rischia di farci ricadere negli errori del passato. Dalla lotta per la liberazione si è arrivati al referendum che ha sancito la nascita della Repubblica Italiana e la sua carta fondamentale è la Costituzione, che un grande uomo al servizio delle istituzioni come Ferdinando Imposimato, spiegava ai ragazzi dicendo ‘La Costituzione non è un arido elenco di articoli senza nome. È il testamento spirituale di centinaia di migliaia di morti’. Ecco quando si celebra la festa della Liberazione è sempre utile tenere presenti queste parole”.
Chi festeggia il 25 aprile è un comunista?
“Prima di tutto è un italiano, e non solo visto che sono stati moltissimi gli stranieri che hanno combattuto, e che hanno perso la vita per dare a noi la libertà di cui godiamo da 74 anni. Credo che sia importante ricordare come tra i partigiani abbiano combattuto donne e uomini di diversa estrazione politica. Chi festeggia il 25 aprile è un repubblicano che considera la democrazia un valore assoluto”.
Qual è lo spirito con cui, nelle istituzioni, si vive questa festa?
“Chi appartiene alle istituzioni ha il dovere di ricordare questi avvenimenti e fare in modo che i giovani non li dimentichino mai, soprattutto ora che i testimoni diretti sono sempre meno”.
Cosa bisogna fare per unire il paese intorno a questa festa?
“Il segreto per unire è quello di divulgare ciò che ha rappresentato la lotta per la liberazione e come si è combattuta. Serve il ricordo, e lo studio di quanto è accaduto. Solo la conoscenza può avvicinare. La scuola e l’università devono essere la priorità, perché è lì che si formano le coscienze e chi ha coscienza non permetterà mai che accada nuovamente quel che è avvenuto con il nazifascismo in Italia”.
La brigata ebraica sfila per il 25 aprile ma separata dalle altre, non è un controsenso visto che anche loro hanno partecipato alla resistenza?
“E’ già da qualche anno che la comunità Ebraica esprime questa posizione. La cosa fondamentale è che il Paese non dimentichi, poi ognuno è libero di ricordare come vuole. Tutti però dobbiamo mostrare rispetto per chi ha vissuto la sofferenza della persecuzione razziale e della lotta per la liberazione. Sono persone a cui va la mia gratitudine come cittadino della Repubblica Italiana, prima ancora che come senatore”.