La Rai ha toppato anche con Lost. Non c’è stata da parte della tv pubblica la necessaria tutela del pubblico minorile. E il Consiglio di Stato, respingendo l’appello di viale Mazzini, ha ora confermato la sanzione inflitta alla Rai dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. L’Agcom nel 2008 ha contestato alla tv pubblica la violazione del codice di autoregolamentazione tv e minori e le ha inflitto una sanzione da centomila euro, avendo mandato in onda su Rai 2, nel 2007, il decimo episodio della seconda stagione della gettonatissima serie televisiva statunitense Lost, senza alcuna segnalazione relativa all’adeguatezza dei contenuti proposti, contenente una scena nella quale si vede un bambino a cui “viene intimato di uccidere con un colpo di arma da fuoco un anziano e, subito dopo, si trova ad assistere all’omicidio di quest’ultimo da parte di un ragazzo”.
LE BACCHETTATE. Per l’Authority, attualmente presieduta da Angelo Marcello Cardani (nella foto), “tale scena violenta, per caratteristiche presentate e collocazione oraria, è di particolare impatto emotivo per un pubblico di minori, tenuto conto che nella stessa sono coinvolte persone di età minorile, che la rappresentazione appare crudemente realistica e che la scena non è preceduta da idonea argomentazione che ne agevoli la comprensibilità”. Inutile la battaglia giudiziaria avviata da viale Mazzini e andata avanti per dodici anni. Palazzo Spada ha confermato il provvedimento, ribadendo anche che tra i poteri dell’Agcom vi è quello di tutelare i minori.
L’ALTRO ERRORE. Ma quanto accaduto con la trasmissione della nota serie tv non è l’unico caso in cui viale Mazzini non sarebbe riuscita a proteggere e avrebbe addirittura creato danno ai minori. Sempre il Consiglio di Stato, accogliendo l’appello presentato dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha infatti ora avallato pure il provvedimento preso nel 2008 dall’Authority dopo un servizio mandato in onda sul tg e la relativa ulteriore sanzione da centomila euro. In quel caso erano state mostrate le immagini di un minorenne a volto scoperto, mentre si preparava a uccidere un prigioniero con un lungo coltello dopo avere letto una sentenza di condanna a morte.
Per il Tar del Lazio, che aveva accolto il ricorso di viale Mazzini, era stato garantito l’anonimato del minore, trattandosi di un bambino straniero, “non identificato né identificabile nel territorio italiano”. E non c’erano neppure pericoli per i bambini italiani che avevano visto quelle immagini, relative appunto a un contesto lontano da quello nazionale. Di diverso avviso, alla luce delle norme a tutela dei minori e delle stesse carte delle Nazioni unite, il Consiglio di Stato che, avallando il provvedimento dell’Agcom, ha ritenuto che non si può neppure escludere con un servizio del genere “il rischio di emulazione”. Un danno dunque sia per il minore che, senza oscurargli il volto, è stato mostrato nel servizio televisivo che un danno potenziale per i baby telespettatori che hanno assistito a quella scena in orario protetto.