Il governo ha recuperato circa 22,2 miliardi dagli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) definanziati del tutto o in parte. I progetti fuoriusciti, ha detto il ministro Raffaele Fitto, saranno realizzati ugualmente con altre risorse. Ma non si trovano sempre indicazioni chiare. I fondi recuperati dallo stralcio dei progetti saranno in gran parte reindirizzati verso incentivi alle imprese. Sono queste alcune delle principali evidenze che Openpolis rileva in base a un recente report del servizio studi della Camera.
Governo mani di forbice
Le misure del Pnrr definanziate del tutto, o in parte, sono ben 36 per circa 22,2 miliardi di euro. Si tratta di investimenti che finanziavano progetti non in linea con i criteri del Pnrr. Oppure opere che rischiavano di non essere completate entro il 2026. Le misure aggiunte o modificate in totale sono 145. Sono stati eliminati in totale 10 investimenti per un valore complessivo di circa 11,3 miliardi.
In 26 casi invece c’è stata una riduzione dell’importo per 10,9 miliardi. Questi fondi, insieme a quelli aggiuntivi assegnati all’Italia con l’approvazione del RepowerEu, andranno a finanziare nuovi interventi o a potenziare quelli già in corso. In particolare 11,2 miliardi serviranno per realizzare i progetti della nuova missione 7 del piano, quella dedicata agli interventi in materia energetica. Altri 7,1 miliardi saranno utilizzati per potenziare misure già esistenti, mentre 6,8 miliardi serviranno per interventi nuovi che però non rientrano nella missione 7.
Uno degli aspetti più rilevanti, scrive Openpolis, riguarda le misure eliminate in toto dal piano. A livello di singoli investimenti, il taglio più consistente riguarda gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni del valore complessivo di 6 miliardi di euro.
Anche le misure per la gestione del rischio di alluvione e idrogeologico (1,3 miliardi l’importo originario) erano costituite interamente da progetti in essere. In questo caso però si è scelto di utilizzare le risorse (ridotte a 1,2 miliardi) per la ricostruzione delle zone dell’Emilia Romagna, della Toscana e delle Marche colpite dalle alluvioni del maggio 2023.
La terza misura stralciata con l’importo più consistente riguarda la realizzazione di linee di collegamento ad alta velocità con il nord Europa (930 milioni di euro). Tra i progetti definanziati anche quello riguardante la linea ferroviaria Roma-Pescara del valore complessivo di 620 milioni, poi rifinanziata attraverso i fondi per lo sviluppo e la coesione.
Dal Pnrr tagliati gli asili nido
Per quanto riguarda le misure parzialmente definanziate, l’investimento che ha subito la riduzione più consistente è quello relativo ai piani urbani integrati. Gli interventi che rimangono a far parte del Pnrr ammontano in totale a 900 milioni, con una riduzione rispetto allo stanziamento originario di circa 1,6 miliardi di euro.
Tra le decurtazioni più significative quella alla misura per la realizzazione di scuole per l’infanzia e asili nido. Il taglio riguarda esclusivamente i progetti in essere per un valore complessivo di circa 1,36 miliardi di euro.
Dalle misure definanziate in tutto o in parte il governo ha recuperato un “tesoretto” di circa 22,2 miliardi. Buona parte di queste risorse confluiranno nella nuova missione 7. E poi ci sono misure nuove inserite in missioni diverse dalla 7. La nuova misura con l’importo più consistente riguarda il supporto al sistema produttivo per la transizione ecologica che assorbe circa 2,5 miliardi di euro. Altri 2 miliardi andranno invece al fondo rotativo per i contratti di filiera.
Poi ci sono ben 17 investimenti, conclude Openpolis, che sono stati oggetto di un cosiddetto scale up, cioè di un incremento rispetto all’importo originariamente assegnato. L’aumento più significativo lo fa registrare l’investimento sulle politiche attive del lavoro. Oltre 1 miliardo di euro infatti andrà a rafforzare i programmi rientranti nell’ambito della Garanzia occupabilità lavoratori (Gol).