Un piccolo regalo agli Stati membri, un alleggerimento dei vincoli relativi al Pnrr che segue le conclusioni del Consiglio Ue ma che viene confermato a pochi giorni dal voto delle elezioni europee. A pensar male verrebbe da dire che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, voglia ammiccare ai capi di Stato e di governo che nei prossimi mesi cercheranno un accordo proprio sul nuovo esecutivo comunitario. E proprio von der Leyen è la candidata per quella poltrona del Partito Popolare, ovvero la prima famiglia a livello europeo.
La Commissione ha adottato degli orientamenti aggiornati sui piani di ripresa e resilienza contenenti nuove misure pratiche sull’attuazione del dispositivo. Come detto, i nuovi orientamenti seguono quanto stabilito dal Consiglio europeo di aprile e l’obiettivo è individuare mezzi concreti per l’attuazione del Pnrr. Che, tradotto, vuol dire riduzione mirate degli oneri amministrativi, ma mantenendo comunque un elevato livello di trasparenza, assicura l’esecutivo Ue.
Pnrr, le modifiche diventano più semplici
Gli Stati membri potranno, secondo quanto stabilito dai nuovi aggiornamenti, richiedere la modifica di una tappa o di un obiettivo semplicemente individuando una soluzione attuativa alternativa e più semplice. Insomma, una modifica diventerà molto meno complicata. Inoltre le linee guida promuovono le sinergie tra il Recovery e altri fondi Ue, evitando il doppio finanziamento. Infine, i nuovi orientamenti hanno il compito di definire un quadro per eventuali riduzioni e recuperi dei fondi, soprattutto nei casi lesivi degli interessi finanziari dell’Unione che non sono stati rettificati da uno Stato membro. La guida integra quella del gennaio 2021 e sostituisce quella del marzo 2023, fatta eccezione per le informazioni relative al piano RePowerEu.
La proroga che già c’è
C’è poi un’altra novità che emerge in tema di Pnrr: secondo quanto riportato dall’Ansa, infatti, vari Paesi europei avrebbero inserito nei loro piani degli strumenti finanziari che consentono l’uso dei fondi anche dopo la scadenza del 2026. Per 15 Paesi, infatti, ci sono veicoli per oltre 100 miliardi sul totale dei 672,5 previsti. Per esempio la Spagna ne ha 76 su 173, la Grecia 17,7 su 36,6. Minore, invece, è l’impatto di questi fondi per l’Italia: parliamo di soli 11,8 miliardi su 194,4 totali. Nella maggior parte dei Paesi questi strumenti sono stati inseriti nel corso del 2023, con le modifiche presentate ai piani. Un tema che potrebbe pesare nel confronto sulla proroga del Pnrr, voluto anche dall’Italia, considerando che l’eventuale decisione dovrebbe essere presa all’unanimità.