La rimodulazione del Pnrr è stata messa nera su bianco. Nella relazione tecnica che accompagna il testo bollinato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale sono contenuti i dati riguardanti le risorse necessarie per coprire i progetti definanziati dal Piano con la sua riscrittura e senza un’altra copertura già prevista.
Il peso sui prossimi anni è pari a 12,86 miliardi, di cui quasi 5 miliardi provenienti dal Fondo di sviluppo e coesione. Ma ci saranno anche diversi tagli, come quelli sui fondi per gli investimenti statali e locali (per circa 3 miliardi). Di questi alla fine rimangono 13,3 miliardi, rispetto ai 22,7 preventivati. In più ci sono i tagli ai programmi di spesa dei ministeri per 1,3 miliardi tra il 2026 e il 2028, a Pnrr concluso quindi.
Pnrr, gli effetti della revisione: i tagli ai ministeri e non solo
Per salvare il Pnrr, quindi, dal governo arriva una sforbiciata a 8 ministeri, per un totale di 2,9 miliardi sul totale di quasi 13 previsti. I tagli previsti dal ministro con delega al Pnrr, Raffaele Fitto, includono anche la cancellazione dei 900 milioni dal fondo anti-inflazione creato per fronteggiare l’aumento del costo dei materiali.
Ma non è finita qui, perché tra i tagli ci sono gli 1,7 miliardi levati da due fondi per gli investimenti e la cancellazione di 1,3 miliardi per le infrastrutture finanziate con il Piano nazionale complementare al Pnrr. Oltre a quelli già accennati, e consistenti, al Fondo di sviluppo e coesione.