Pnrr al rallentatore a causa dell’eccesso di burocrazia. Che frena eccessivamente erogazione e spesa dei fondi del Piano di ripresa e resilienza a livello europeo. Tutte le testimonianze raccolte dal quotidiano Politico portano alla stessa conclusione: le procedure previste da Bruxelles per richiedere i prestiti (poco più della metà dei fondi previsti dal Pnrr, esclusi quelli a fondo perduto) sarebbe talmente complicato e farraginoso che molti finiscono per rinunciarsi.
Recovery, 500 miliardi su 750 bloccati
Un esempio? Degli 83 miliardi a prestito destinati alla Spagna, finora ne sono stati erogati appena 340 milioni. Risultato: a quattro anni dall’Ok al Recovery Plan, restano 500 miliardi inutilizzati sui 750 della dotazione iniziale.
Così mentre esplode lo scandalo scoperchiato dall’inchiesta sulla maxi-frode da 600 milioni (con tanto di arresti per una ventina di persone e numerose aziende fittizie tra Italia, Romania, Austria e Slovacchia) si scopre che, mentre finiscono nelle tasche sbagliate, i legittimi destinatari dei fondi non riescono in molti casi ad accedervi.
Pnrr frenato dalla burocrazia
Tutta colpa, secondo i funzionari dei 27 Paesi dell’Ue interpellati da Politico, della lentezza della Commissione europea nella valutazione del raggiungimento degli obiettivi dei vari Pnrr nazionali, condizione essenziale per versare le successive tranches di finanziamenti. Un problema che non riguarda quindi esclusivamente l’Italia.
Bruxelles considera questo processo come una leva per spingere i Paesi membri a realizzare una serie di riforme strutturali in cambio dell’esborso delle varie rate dei loro Pnrr. Ma questo approccio non è visto di buon occhio da molti governi, che mal sopportano l’eccessiva rigidità delle procedure imposte da Bruxelles.