Dopo l’attacco e il miracoloso recupero dei dati dal backup, la Regione Lazio riparte. Ma se il peggio sembra ormai alle spalle, ora è il momento delle indagini da parte della Procura di Roma, guidata dal procuratore Michele Prestipino, che dovranno capire chi e come ha messo a segno la clamorosa violazione. Proprio per questo ieri è stato sentito il dipendente della Pisana, titolare dell’account che è stato carpito dai pirati informatici e grazie al quale è stato sferrato il massiccio attacco al Centro di elaborazione dati (Ced) del Lazio.
In qualità di persona informata sui fatti, l’uomo è stato sentito dagli investigatori per circa tre ore negli uffici della Questura di Frosinone. Nel frattempo la polizia postale, in collaborazione con l’Eurpol e l’Fbi statunitense, continua le indagini per cercare di capire chi e come ha sferrato l’attacco e per verificare eventuali similitudini con altri attacchi fatti con ransomware e cryptolocker avvenuti in Italia e anche all’estero.
Un’inchiesta ancora lunga e che si preannuncia complicata per via delle premure prese dagli hacker nel far sparire le proprie tracce che viene seguita dal pool di pm specializzati in reati informatici e dai colleghi dell’antiterrorismo, coordinati dal procuratore aggiunto Angelantonio Racanelli. Proprio sul tavolo del magistrato della Capitale c’è il fascicolo, tutt’ora a carico di ignoti, in cui sono ipotizzati i reati di accesso abusivo a sistema informatico, tentata estorsione e danneggiamento di sistemi informatici con l’aggravante delle finalità di terrorismo.
LA PISANA RIPARTE. Mentre l’indagine procede, la Regione Lazio tenta di lasciarsi il peggio alle spalle. Se giovedì a ripartire è stato il sito per la prenotazione del vaccino anti Covid-19, da ieri è tornato operativo anche un servizio provvisorio per prenotare le prestazioni specialistiche ambulatoriali. Una soluzione che permetterà ai tecnici della Pisana di guadagnare tempo fino alla riattivazione del Sistema Regionale di prenotazione e che potrà essere utilizzato dai cittadini semplicemente contattando le centrali operative delle Asl e delle aziende ospedaliere. Per il totale ripristino di tutti i sistemi, reso possibile dal miracoloso recupero dei dati dal backup da parte dei tecnici italiani in collaborazione con quelli americani, continuerà nelle prossime settimane come ribadito da Nicola Zingaretti.
OMBRE E SOSPETTI. Insomma tutto – o quasi – risolto. Eppure in queste ore a far rumore è soprattutto il post sibillino con cui l’ex sindaco del Partito democratico di Roma, Ignazio Marino, lancia pesanti ombre sul recupero dei dati dopo l’attacco hacker. Con un inatteso post su Twitter e su Facebook, il dem afferma: “Spero proprio di sbagliarmi ma questo backup che si materializza dopo sei giorni dall’incursione degli hackers e ‘il salvataggio grazie a un software Usa’ somiglia molto al pagamento di quasi 5 milioni di dollari in bitcoins per recuperare il controllo dei dati informatici e riavviare l’oleodotto Colonial negli Usa lo scorso Maggio…”. Parole che – è bene dirlo – non trovano conferme nelle indagini fin qui prodotte e che nei corridoi della Pisana vengono bollate come un’inutile polemica.