“Più potere alle lobby venatorie”: dalla Manovra un regalo ai cacciatori

Lobby venatorie al comando: l’emendamento nella legge di bilancio minaccia la biodiversità e la giustizia ambientale, secondo le associazioni

“Più potere alle lobby venatorie”: dalla Manovra un regalo ai cacciatori

Si alzano le proteste delle associazioni animaliste contro l’emendamento alla legge di bilancio targato Fratelli d’Italia. WWF Italia, Legambiente, ENPA e LAV  denunciano una svolta che definiscono pericolosa: un tentativo di consolidare un potere che privilegia interessi particolari a scapito dell’interesse collettivo.

Le modifiche introdotte non sono dettagli marginali, ma interventi che incidono profondamente su principi e diritti. La prima stabilisce che, oltre al parere scientifico dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), sia necessario consultare il Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, un organo riorganizzato nel 2023 con una composizione sbilanciata a favore delle associazioni venatorie. Una scelta che mina la credibilità delle decisioni tecniche, privilegiando visioni politiche che rischiano di sacrificare specie protette sull’altare di interessi di parte.

Un emendamento che arma le lobby dei cacciatori

La seconda modifica limita drasticamente il termine per presentare ricorsi contro i calendari venatori a soli 30 giorni e include le associazioni venatorie come parti necessarie nei procedimenti. Questo significa ostacolare i ricorsi contro le attività di caccia anche in caso di evidenti irregolarità. Un attacco diretto non solo al diritto alla tutela ambientale, ma anche al principio stesso di giustizia.

WWF Italia, Legambiente, ENPA e LAV hanno denunciato questa misura in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, definendola una violazione dei principi costituzionali e delle convenzioni internazionali come quella di Aarhus. “Per concedere tutto ai cacciatori si calpestano i fondamenti di uno Stato di diritto”, scrivono, sottolineando il rischio di una deriva che minaccia la biodiversità e la trasparenza delle decisioni pubbliche.

Questo emendamento si inserisce in un contesto più ampio, già segnato da numerose concessioni al mondo venatorio durante questa legislatura. Europa Verde lo ha definito una “vergogna assoluta”, mentre il governo lo presenta come un provvedimento “di buon senso” per regolamentare l’attività venatoria. Ma la questione è ben più profonda: è una questione di equilibrio tra tutela dell’ambiente e pressioni lobbistiche.

Giustizia ambientale sotto attacco

Il rischio è quello di trasformare specie vulnerabili in bersagli legittimi e di compromettere l’immagine dell’Italia sul piano internazionale, dove già pendono procedure d’infrazione per il mancato rispetto delle normative europee. Le associazioni ambientaliste mettono in guardia: la politicizzazione delle decisioni tecniche non è solo un errore, ma un pericolo che minaccia la stessa integrità degli habitat naturali.

L’esame della legge di bilancio prosegue, ma il messaggio è chiaro: questo emendamento rappresenta un punto di non ritorno per la gestione della fauna selvatica e per il rispetto delle norme ambientali. Le proteste delle associazioni animaliste non sono solo una reazione, ma un richiamo alla responsabilità collettiva di difendere i diritti degli animali e dell’ambiente.

Il futuro dell’emendamento dipende ora dal confronto parlamentare, ma la mobilitazione delle associazioni continua, con la speranza che il Presidente della Repubblica e i rappresentanti delle istituzioni ascoltino l’appello. “Si tratta del sesto provvedimento di modifica pro-caccia della Legge 157/92 dall’inizio della legislatura, una vera e propria ossessione di cui già paghiamo tutti le conseguenze. – dichiarano le associazioni – Un simile scenario si è infatti già verificato dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2022, quando furono introdotte modifiche alla Legge sulla caccia, con conseguente avvio della procedura di infrazione europea per violazione della Direttiva Uccelli, che è ancora attiva”.