La vicenda è piuttosto intricata e ha già provocato forti malumori tra Lega e Cinque stelle in Sardegna. Certo è che la prima legge dell’amministrazione di Christian Solinas, rimetterebbe in piedi i vitalizi, anche se con altro nome. Più precisamente parliamo di “indennità differite”. La proposta di legge presentata dalla maggioranza si chiama “Disposizioni in materia di status di consigliere regionale”. Prevede che il deputato regionale possa mettere da parte soldi per integrare la pensione versando un contributo mensile di 580,80 euro, in modo da avere un gruzzoletto da incassare a 60 o a 65 anni. Fin qui nulla di strano.
Per il futuro tesoretto personale il testo prevede però anche una “contribuzione a carico del bilancio del consiglio regionale” pari a “2,75 volte la contribuzione mensile a carico del consigliere”. Quindi le casse pubbliche contribuiscono a questa pensione con quasi 1.600 euro, tre volte il contributo del singolo consigliere. In questo modo, attacca la capogruppo M5s Desirè Manca, “accade che in un provvedimento teso al contenimento della spesa, la stessa aumenti di 1.149.984,00 euro all’anno, per arrivare per l’intera legislatura alla bella cifra di 5.749.920,00 euro”. Il presidente del Consiglio Michele Pais (Lega) ha smentito che verranno reintrodotti i vitalizi ma in realtà è solo “la riproposizione letterale del testo che deriva dall’accordo Stato-Regioni” sul tema. Una tesi che, però, non convince né i 5 Stelle né Massimo Zedda, che a riguardo è entrato in contrasto con lo stesso Pd.