Più che gialli, gialloverdi. Per l’economista Rinaldi i 40 punti su cui si fonda il Movimento d’oltralpe sono affini al contratto del Governo Conte: “Allineati alle politiche M5S-Lega”

Intervista all’economista Antonio Maria Rinaldi

L’appuntamento è fissato a sabato 12 gennaio, quando a Roma, a Palazzo Falletti, arriveranno per la prima volta due storici volti dei gilet gialli, la protesta d’oltralpe che ha messo a ferro e fuoco la Francia e davanti alle sue responsabilità Emmanuel Macron. Yvan Yonnet e Véronique Rouille incontreranno gli interessati e colloquieranno con il deus ex machina dell’evento, l’economista Antonio Maria Rinaldi. “L’evento – dice a La Notizia – è stato concepito e organizzato ben prima di Natale, col preciso intento di portare in Italia esponenti storici dei gilet gialli per spiegare esattamente i motivi per cui sono nati e le istanze che portano avanti”.

Anche perché, stando ai racconti giornalistici, pare che siamo dinanzi a pericolosi facinorosi.
“Assolutamente no. È ovvio che qualsiasi forma di violenza va ripudiata e sanzionata. È come dire: tutto il calcio dev’essere messo alla berlina perché ci sono alcuni facinorosi. Ci sono centinaia di migliaia di famiglie che vanno tranquillamente a vedere in maniera pacifica le partite. La stessa cosa avviene in tutto il mondo quando ci sono dei movimenti di protesta. Gli infiltrati rappresentano una parte marginale del fenomeno”.

Questo è il caso anche dei gilet gialli?
“Esattamente. Al di là di quello che noi sappiamo dai resoconti dei giornali e dei media, non sempre corretti, vogliamo sapere direttamente da loro quali sono le effettive motivazioni per il quale questo fenomeno non solo è nato in Francia, ma ora si sta allargando anche ad altri Paesi europei”.

Dall’Italia due giorni fa è arrivato un importante endorsement da parte di Di Maio. Crede che i due movimenti siano affini?
“Beh, diciamo che i gilet gialli nascono come protesta dal basso perché evidentemente i cittadini francesi non si sentono rappresentati dai partiti francesi. In Italia questo tipo di protesta, assimilabile a quella dei gilet gialli, è veicolata dalle due forze politiche che fanno parte della maggioranza attuale di Governo. Questo è poco ma sicuro”.

Anche i temi toccati dalle loro proteste sono simili?
“Esattamente. Anzi: la controprova è che i famosi 40 punti su cui si basa la politica dei gilet gialli sono molto vicini al contratto di Governo che è alla base dell’intesa Lega-M5S”.

Un “nemico” comune è la burocrazia europea.
“Sono entrambi contro le politiche di austerity che hanno completamente emarginato le fasce più basse della popolazione. L’Ue ha la responsabilità di essere stata completamente insensibile a grandi temi dell’economia reale come quelli riguardanti l’agricoltura, che non a caso in Francia e Italia ha un peso non indifferente. E su questo i gilet gialli hanno una visione molto vicina a quella di Lega e M5S. Credo che la sortita di Di Maio sia da interpretare in quest’ottica”.

Si aspetta grande partecipazione sabato?
“È un incontro divulgativo, dove non ci sono politici ma solo simpatizzanti dei gilet gialli. Sarà un evento aperto a tutti. Credo, dalle telefonate che sto ricevendo, che avremo problemi di capienza. È un’occasione unica”.

Quasi quasi converrebbe che pure esponenti delle opposizioni partecipassero. Magari potrebbero ricredersi sui “violenti” gilet gialli, non crede?
“Chiunque è gradito, di qualsiasi orientamento sia. Anzi: spero vengano anche Renzi e Gentiloni o la Bonino di +Europa. Sono tutti ben graditi, ci mancherebbe”.

Professore, ci dica la verità: non crede che, vista la sua attività “sovversiva”, non sia intercettato dai servizi segreti?
“Ma guardi: credo che questo avvenga già da moltissimo tempo”.

Appunto.
“Bisogna però anche sapere di quali servizi parliamo. Se ce ne sono alcuni che mi guardano in cattivo modo, probabilmente ce ne sono altrettanti che mi guardano in modo proficuo. Quindi direi che va bene così”.